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mercoledì 13 febbraio 2013
Per l'Africa le attenzioni dell'Iran
L'Africa diventa sempre più centrale nelle strategie delle potenze legate al radicalismo islamico. L'Iran e lo Yemen, avrebbero, secondo gli osservatori delle Nazioni Unite, fornito armi alla milizia islamica Al Shabab, presente in Somalia e nemica del governo in carica. D'altro canto Teheran ha però finanziato per ben 43 milioni di dollari il paese africano, da destinare alla lotta alla fame. Va specificato che il rifornimento delle armi è avvenuto in violazione dell'embargo di cui la Somalia è destinataria e che ha suscitato più di una protesta proveniente dagli ambienti governativi, che non possono rifornirsi di materiale adeguato per combattere proprio le milizie islamiche. Alla luce di questi sviluppi l'Iran ha assunto, quindi, una condotta non univoca con il potere legittimo somalo, perseguendo una doppia strada che significa soltanto la ricerca assoluta del mantenimento dell'influenza sull nazione, qualunque sia, alla fine, la parte prevalente. Per Teheran l'influenza sulla Somalia, potrebbe rientrare in un quadro più ampio di controllo sia della costa del paese, importante via di transito marittimo commerciale, che come porta di ingresso verso il canale di Suez. Del resto esiste un rapporto delle Nazioni Unite fin dal 2006, che denuncia l'appoggio militare iraniano ai movimenti islamisti da cui è scaturito Al Shabab. Il rovesciamento delle fortune militari di Al Shabab, ad opera del Kenya, che non gradisce lo sconfinamento nel suo territorio delle milizie islamiche e per la reazione del governo di Mogadiscio, anche per proteggere l'attività delle Organizzazioni internazionali contro le carestie, ostacolate dai radicali islamici, hanno obbligato l'Iran ad un comportamento più duttile per essere accettato dal governo somalo. Ma le attenzioni del regime degli ayatollah per il continente africano è più esteso che alla sola Somalia. Sono, infatti, altri tre i paesi dove sono state inaugurate sedi diplomatiche iraniane: Gibuti, dove esiste una grande concentrazione di militari USA per la presenza del comando americano per l'Africa, il Sud Sudan, la nazione più giovane del mondo, nata dalla scissione con il Sudan, a maggioranza cristiana e ricca di giacimenti petroliferi ed il Camerun. Teheran, oltre a perseguire una politica che favorisca la parte islamica scita, spesso coincidente con i movimenti più estremi e violenti, sta attuando, di pari passo, in Africa, ma non solo, una azione diplomatica che mira a trovare nuovi contatti, in modo da potere rompere gli effetti sempre più pesanti delle sanzioni a cui viene sottoposta per la questione del nucleare. La scelta cade su nazioni chiaramente non allineate, che possano a loro volta sfruttare vantaggi, sopratutto di natura economica, intrecciando nuovi legami diplomatici. Resta però una caratteristica negativa dall'azione iraniana, che potrebbe dare seguito a nuove censure, sia dall'ONU, che dagli USA: le ripetute violazioni all'embargo sulla fornitura di armi, che riguarda ben sette nazioni africane (Repubblica Democratica del Congo, Costa d'Avorio, Eritrea, Liberia, Libia, Somalia e Sudan) e che Teheran avrebbe infranto con invii effettuati attraverso la terraferma. In alcuni casi questi traffici hanno anche scatenato le repressioni violente, per altro mai ammesse, di Israele e degli stessi USA, che hanno bombardato i convogli destinati a formazioni islamiche estremiste, con azioni dal cielo.
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