Politica Internazionale

Politica Internazionale

Cerca nel blog

venerdì 8 marzo 2013

Israele teme il coinvolgimento nella guerra di Siria

Il rapimento di ventuno soldati, di nazionalità filippina, delle Nazioni Unite, impegnati come osservatori nella zona neutrale posta sulle alture del Golan, da parte di ribelli siriani, probabilmente appartenenti a formazioni jihadiste, non vedrà l'intervento di Israele. A Tel Aviv vi è la concreta paura di essere trascinati nel conflitto siriano e che ogni occasione possa essere propizia per questo obiettivo, perseguito dalle milizie islamiche, facenti parte dell'eterogenea formazione che compone i ribelli di Assad. In realtà, dietro questa volonta di coinvolgimento del paese israeliano vi sarebbero Hezbollah, parti del governo di Damasco ed in ultima analisi l'Iran. I primi sono interessati ad impossessarsi dell'arsenale di Assad ed avrebbero maggiore vantaggio nello spostamento degli ordigni, in una situazione di confusione, dove l'esercito israeliano dovrebbe concentrarsi maggiormente sulla difesa della propria zona di confine. Assad, che ha potuto resistere fino ad ora solo grazie alle profonde divisioni tra i suoi oppositori, con un entrata in scena di Israele, potrebbe guadagnare tempo e sopratutto la minore pressione mediatica destinata alle forze armate con la stella di David. A Damasco non credono, nel caso si verifichi questa eventualità, che Tel Aviv abbia interesse a penetrare in territorio siriano, ma l'azione per difendere il proprio territorio, anche a danno della parte ribelle facente capo all'estremismo islamico, potrebbe, invece fare guadagnare terreno alle forze regolari. Infine per l'Iran ogni occasione è considerata positiva per portare scompiglio e destabilizzazione nel campo del nemico principale. Nell'ottica di queste considerazioni si può ipotizzare che il rapimento dei soldati ONU, possa rientrare in una precisa strategia per provocare Israele; infatti, se si guarda lo svolgimento dei combattimenti, la mossa sarebbe stata più funzionale all'esercito regolare come arma di ricatto verso le Nazioni Unite, i ribelli, viceversa, non pare possano trarre vantaggio alcuno da questo sequestro. Il fatto che l'episodio, poi , sia avvenuto proprio verso il confine israeliano, poteva fare ipotizzare una azione dell'esercito di Tel Aviv, già abbondantemente schierato sulle alture del Golan, per evitare ulteriori episodi di violenza così vicino al territorio nazionale. Tuttavia la dichiarazione del ministro degli esteri, che ha descritto l'episodio come una questione tra governo siriano e Nazioni Unite, pare troncare ogni speranza di collaborazione. Tuttavia la realtà è che i combattimenti si stanno avvicinando sempre più alla linea di confine, Tel Aviv è già dovuta intervenire in precedenza per scoraggiare pericolosi sconfinamenti delle azioni belliche, ma sopratutto teme intrusioni mascherate, ma in realtà dirette proprio contro Israele. Per lo stato israeliano la guerra siriana è stata da subito fonte di preoccupazione proprio in ragione del timore dell'azione di gruppi islamici radicali. Non è, cioè, la situazione della Turchia che si trova altrettanto sul confine siriano e che è preoccupata sia per i profughi che per i colpi arrivati accidentalmente sul proprio territorio. Per lo stato israeliano il pericolo è non riuscire a controllare i traffici di armi e scivolare dentro un conflitto tenuto sempre alla larga. L'ingresso in campo di forze armate israeliane in territorio siriano avrebbe, infatti, una eco enorme nei paesi musulmani in un momento delicato per il paese a causa del perdurare della questione dell'atomica iraniana. In questo momento per Israele è importante mantenere un basso profilo nei problemi regionali, avendo in sospeso, sopratutto con gli USA il dilemma dell'attacco preventivo contro Teheran. Washington una volta tanto, pare in accordo sulla posizione israeliana, tuttavia se i combattimenti dovessero arrivare troppo vicino al territorio del paese, le forze armate sarebbero costrette a preservare la sicurezza nazionale, in quel caso dovrà muoversi con la massima cautela.

Nessun commento:

Posta un commento