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lunedì 4 marzo 2013
La Cina in difficoltà nelle relazioni con la Corea del Nord
Pechino è sempre più in difficoltà per l'atteggiamento di Pyongyang, che non ha tenuto conto degli avvertimenti cinesi sullo scoppio dell'ordigno nucleare. Per la Cina, praticamente l'unico alleato della Corea del Nord, è venuto il tempo di compiere un esame approfondito che analizzi i pro ed i contro dell'alleanza. Pechino ha sempre ritenuto strategica l'alleanza con la Corea del Nord, per evitare la riunificazione della Corea in un unico stato, che diventerebbe sicuramente un alleato americano direttamente posto sul confine nazionale. L'impressione è che a Pyongyang, consci di questo timore, sfruttino la situazione alzando oltremodo la posta per ottenere dalla Cina maggiori aiuti. Tuttavia l'irritazione di Pechino, che ha aderito alle sanzioni ONU, non deriva tanto dallo sgarbo subito, sopratutto sul piano internazionale, quanto dal timore, che l'esperimento nordcoreano, possa provocare una rincorsa agli armamenti nucleari, per reazione, dei paesi vicini, come Corea del Sud e Giappone. La paura non è del tutto ingiustificata, se Washington non riuscisse a tenere a bada i suoi alleati, la regione diventerebbe una polveriera nucleare, costantemente sull'orlo di un conflitto atomico. Questo scenario sarebbe il peggiore per Pechino, che non cerca altro che la massima stabilità possibile per favorire i suoi traffici economici, punto cruciale della politica cinese. Per il futuro presidente Xi Jinping, che sta per assumere la carica a breve, la questione nordcoreana si presenta subito come un urgente problema da risolvere. La linea cinese, peraltro, è già chiara: all'ambasciatore nordcoreano, convocato d'urgenza a Pechino dopo il test nucleare, è stato espresso il più profondo disappunto e l'invito al ritorno al dialogo. Questa presa di posizione ha fatto pensare, a parte degli analisti, ad una maggiore durezza nei provvedimenti contro Pyongyang, sebbene sganciata dalle proposte americane, ma inquadrata in una logica unilaterale da concretizzarsi in un robusto taglio degli aiuti. Ma questa possibilità non è condivisa da tutti gli esperti: la paura di una reazione imprevista e sconsiderata di un regime messo con le spalle al muro, potrebbe provocare reazioni di segno opposto a quelle volute, mettendo da subito in crisi il modello di stabilità regionale costruito da Pechino. Pyongyang non ha solo lo spauracchio nucleare o le provocazioni militari verso la Corea del Sud, capaci di attirare subito le forze armate USA nella zona, come frecce nel proprio arco, ma possiede anche l'arma dei propri cittadini, costantemente sull'orlo dello stremo per la carenza alimentare, da usare come profughi da indirizzare oltre i confini con la Cina. In ogni caso, rispetto al passato, la Cina ha chiaramente minore influenza sulla Corea del Nord, ed è proprio questo fatto la novità più rilevante portata dall'insediamento del nuovo capo dello stato di Pyongyang, Kim Jong-un, che persegue una politica decisamente ardita nei confronti di Pechino, sfiorando in modo calcolato l'incidente diplomatico, per ottenere di più dalla Repubblica Popolare Cinese. Queste pressioni non sono bene accolte dall'opinione pubblica cinese, che a differenza del paludato mondo delle istituzioni, caratterizzato da un silenzio di prammatica, sono espresse dai quotidiani del partito ed, in generale, dalla stampa ufficiale cinese. Quello che viene evidenziato è che il rapporto privilegiato tra i due stati può continuare soltanto se entrambe le parti lo vogliono, ed in questo momento l'atteggiamento della Corea del Nord non sembra andare in quella direzione. Si tratta di posizioni praticamente ufficiali che manifestano un disagio profondo per una situazione vissuta come se la Cina fosse ostaggio della Corea del Nord, sia dal punto di vista politico che della sicurezza nazionale. A ciò vanno aggiunti lo stato d'animo di Washington, che teme lo sviluppo di un mercato pericoloso del materiale e della tecnologia atomica nel mondo, proprio da parte di Pyongyang e l'aumento delle posizioni nel parlamento sudcoreano in favore dell'abbandono del trattato di no proliferazione nucleare per avviare un programma militare atomico che consenta il contrasto della potenza atomica nordcoreana. Questo è il quadro della situazione al momento, l'effettivo insediamento del nuovo presidente cinese dirà quali saranno i prossimi sviluppi.
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