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lunedì 4 marzo 2013
La Cina di fronte al cambio di potere
Quest'anno la sessione annuale del parlamento cinese vedrà la quinta generazione dei leader assumere il potere: dopo Mao Zedong, Deng Xiaoping, Jiang Zemin e Hu Jintao, sarà,infatti, Xi Jinping ad assumere la carica di Presidente, come sancito dal diciottesimo congresso del partito Comunista Cinese del novembre 2012. Il nuovo assetto del potere cinese prende in mano un paese che è fortemente cresciuto sul piano economico, diventando la seconda economia del pianeta, dopo gli USA, ha assunto una maggiore rilevanza nella politica internazionale ed ha rinforzato in maniera sostanziale il proprio apparato militare. Questa crescita però è stata costruita su profonde ineguaglianze sociali, una corruzione sempre più estesa ed un forte inquinamento; inoltre, sul piano internazionale, la Cina si trova ad affrontare questioni legate al suo espansionismo, seppure di tipo prevalentemente economico, che sono relativamente nuove per il paese. Le emergenze più immediate da affrontare sono, però, sul fronte interno: le crescenti tensioni sociali denunciano che il modello economico e sociale, sul quale è stata costruita la crescita economica a doppia cifra, è in via di esaurimento ed una fase recessiva, seppure con percentuali di crescita ragguardevoli se confrontate gli indici asfittici delle economie occidentali, non può garantire le necessarie riforme che possono salvare la Cina da una implosione. L'ultimo dato della crescita dal PIL si è attestato al 7,8%, il dato più basso degli ultimi tredici anni e senza adeguati correttivi pare destinato ad attestarsi, secondo le stime più pessimistiche, intorno al 5%. In presenza di questi valori pare impossibile operare le riforme tese a ridurre le grandi ineguaglianze presenti nel territorio cinese, fonti di forti tensioni sociali e pericolosa instabilità interna. Secondo gli analisti il nuovo esecutivo dovrà produrre dei provvedimenti in grado di effettuare una decisa redistribuzione della ricchezza nazionale attraverso la lotta alla corruzione, sopratutto nelle periferie dello stato, la ristrutturazione radicale dell'apparato statale, rendendo più snella e meno invasiva una burocrazia elefantiaca ed, al contempo, regolare il selvaggio processo di urbanizzazione del paese combinandolo con la prevenzione dell'eccessiva migrazione interna, praticata da una massa ingente di lavoratori, in cerca di migliori condizioni di vita, inesistente nelle regioni di provenienza. Si tratta di un programma ambizioso, che gode del supporto della disponibilità di una grande liquidità finanziaria, ma che si scontra con le resistenze degli apparati di partito e di tutto quel tessuto sociale che ha prosperato, accumulando ricchezze ingentissime, proprio sulle storture che si vuole correggere. I primi provvedimenti dovrebbero riguardare l'aumento del salario minimo per raggiungere l'obiettivo di raddoppiare, entro il 2020, il reddito pro capite sia nelle zone urbane che in quelle rurali. A tal fine è previsto un innalzamento della tassazione sia per le imprese dello stato, che per quelle private. Ma sono necessari anche correttivi di natura legislativa che limitino i privilegi delle imprese di stato, per facilitare l'estensione dell'impresa privata. La direzione è quella di stimolare il mercato interno, che ha potenzialità enormi, per compensare l'atteso arretramento delle esportazioni e, nello stesso tempo, limitare le importazioni. Sarà però impossibile attuare queste riforme senza dare una regolazione meno restrittiva sul tema dei diritti civili e su quelli relativi al lavoro. Pur non nominandoli mai ufficialmente, i vertici politici cinesi sono consci che il tema non è più rimandabile, l'accesso ai media unito con una nuova consapevolezza della gran parte tessuto sociale cinese impone nuove aperture e nuove visioni su questi aspetti, che hanno creato più di un problema allo stato cinese. Appare impensabile che sia sufficiente una azione di diffusione della ricchezza in cambio di una anestesia sulla richiesta dei diritti. Senza una apertura, anche lenta e graduale, la missione che si è dato il nuovo vertice cinese è destinata a fallire sul lungo periodo.
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