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lunedì 18 marzo 2013
L'opposizione siriana cerca di darsi un governo
Mentre le stime dell'International Peace Research Institute di Stoccolma dicono che il 71% delle armi importate in Siria dal regime di Assad, per il periodo 2008-2012, proviene dalla Russia, rivelando quale sia l'atteggiamento effettivo di Mosca sulla guerra civile siriana, malgrado tutte le dichiarazioni per una soluzione di pacificazione, l'opposizione siriana, si riunisce ad Istanbul per trovare un accordo su come gestire i territori conquistati e sul proseguimento del conflitto. La Coalizione nazionale siriana, organismo riconosciuto da molti paesi, come rappresentante del popolo della Siria, vede impegnati i suoi leader, facenti parte di organismi con forti differenze gli uni rispetto agli altri ed accomunati dalla contrarietà al dittatore di Damasco, che devono prendere la cruciale decisione se optare per un governo ad interim o per una soluzione che preveda un comitato esecutivo con poteri più ristretti. I candidati alla carica di capo del governo sono ben dodici, questo dato rispecchia le profonde differenze che stanno alla base della scarsa unità dell'opposizione siriana, il motivo che ha permesso ad Assad di prolungare questo conflitto senza incappare in una sconfitta che avrebbe potuto mettere fine al suo regime già da tempo. La necessità di amministrare direttamente i territori conquistati, che si trovano nel nord del paese e che necessitano di una riorganizzazione amministrativa profonda per fare fronte alla emergenza sanitaria ed umanitaria in corso, richiederebbe una decisione rapida, tuttavia il dibattito non parte da posizioni condivise, che possano permettere una scelta veloce. Gli interrogativi riguardano anche l'effettiva capacità di raggiungere una sintesi da parte della Coalizione, mediante la scelta di una apparato di governo sufficientemente preparato. Non paiono esserci dubbi, invece sulla necessità della presenza fisica del governo in via di costituzione, direttamente sul suolo siriano, un governo in esilio che esercita la sua azione da lontano non è ritenuto in grado di funzionare e rappresenterebbe un segno di debolezza nei confronti del regime di Damasco. Tuttavia esistono posizioni minoritarie che non gradiscono il governo ad interim, ma preferirebbero un dialogo con il regime, con l'ovvia esclusione di Assad, per formare una governo composto sia dall'opposizione che da membri del parlamento siriano. Questa soluzione, mira evidentemente a trovare una via che possa fermare la carneficina in atto e che possa mantenere quello che è rimasto di positivo nell'amministrazione burocratica statale. Sarebbe questa anche la posizione preferita da Washington, perchè limiterebbe l'entrata nei posti di potere di membri provenienti da formazioni di estremisti islamici, mentre la preferenza di Turchia e Lega Araba vanno, invece, alla formazione del governo ad interim, forse maggiormente controllabile, in ragione degli aiuti concessi. Damasco vede naturalmente la formazione del governo provvisorio con grande ostilità, perchè sarebbe il raggiungimento di un accordo tra i suoi oppositori, che potrebbe rappresentare l'inizio della fine.
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