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martedì 12 marzo 2013
Rapporti tesi tra Afghanistan e Stati Uniti
I rapporti tra l’amministrazione USA ed il presidente afghano Karzai, sono sempre più tesi. La massima carica di Kabul, non ha mai visto di buon grado l’intenzione di Obama di un abbandono progressivo delle forze armate americane dal territorio del paese afghano, Karzay conosce bene le difficoltà cui l’esercito dell’Afghanistan dovrà affrontare per fronteggiare i talebani, ed il grado di preparazione dei soldati che lo compongono. La conseguenza immediata che intravede il presidente afghano da questa profonda insicurezza, che aumenterà ulteriormente con la definitiva partenza dei contingenti USA nel 2014, è la propria stessa sopravvivenza, non solo politica ma anche fisica. Karzay, fin dall’inizio del periodo del suo mandato è sfuggito ad attentati ed è in costante pericolo ed un suo fratello, di cui non sono mai stati chiariti il ruolo e la posizione nella società afghana, è rimasto vittima in una imboscata. Con la sua ultima dichiarazione Karzay, che ha accusato i talebani di essere al servizio di Washington, alza intenzionalmente il livello dello scontro verbale. Il sospetto della massima carica afghana è che vi siano trattative segrete in corso tra gli USA ed i talebani, che hanno lasciato fuori il governo di Kabul. Se questo fosse vero i timori di Karzay sarebbero legittimi, giacchè con l’uscita di scena dei militari USA, Washington potrebbe avere concordato uno scenario futuro del paese senza l’attuale classe dirigente. La prospettiva sembra però inverosimile, Obama non ha alcun interesse ad allacciare rapporti con gli estremisti islamici proprio ora che sta abbandonando il paese, inoltre i ripetuti tentativi fatti negli scorsi periodi non hanno mai portato ad alcun risultato, per cui questi precedenti non giustificano un impegno attuale, che presuppone un programma, che non sembra rientrare tra i piani di politica estera della nuova amministrazione americana. La strategia di Karzay sembra, piuttosto, quella di costringere gli USA al rinnovo del loro impegno in Afghanistan, addossando, di fronte all’opinione pubblica nazionale, la responsabilità, di una futura stagione di violenza ed instabilità, peraltro già inaugurata con i recenti attentati esplosivi. Va detto che i timori di Karzay non sono però infondati, la reale capacità delle forze armate locali non sembra in grado di reggere una eventuale offensiva talebana, inoltre l’esercito è alle prese con il problema degli infiltrati che pregiudica la completa lealtà dell’apparato difensivo. Le paure di Karzay vanno viste, però, non solo dal punto visuale della politica interna afghana, ma anche per le eventuali ripercussioni internazionali sul fenomeno del terrorismo. Anche se non lo ha detto esplicitamente Karzay teme di essere stato sacrificato in ragione di un accordo segreto tra gli USA ed i talebani, dove in cambio del potere sull’Afghanistan le milizie islamiche si impegnano a non diventare una base per il terrorismo religioso. Si tratta di una ipotesi remota, anche perché non supportata da alcuna garanzia come già detto sui precedenti rapporti tra le due parti, tuttavia l’irrigidimento della volontà di lasciare il paese da parte degli USA, può determinare all’interno del governo di Kabul, ipotesi che rasentano la forte improbabilità. Peraltro la posizione ufficiale degli USA, sui eventuali rapporti con i talebani è che devono essere condotti in maniera esclusiva proprio dai rappresentanti del governo dell’Afghanistan. Ad aggravare la situazione trai due paesi vi è la concreta esigenza della più completa collaborazione da parte dell’apparato statale afghano, di cui necessitano le forze armate americane per completare il proprio ritiro. Senza gli appoggi logistici ed anche militari locali, lo spostamento del grosso quantitativo di uomini e materiali appare oltremodo difficoltoso. Potrebbe essere questo l’argomento più convincente per Karzay per strappare qualcosa di più che i piccoli contingenti di istruttori previsti.
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