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martedì 19 marzo 2013

Relazioni tese tra USA e Cina per la questione coreana

Gli Stati Uniti sembrano assumere un atteggiamento differente sulla questione nordcoreana. Se fino ad ora hanno ribadito l'appoggio incondizionato sopratutto alla Corea del Sud, ma anche al Giappone, con un misto di iniziative diplomatiche, che hanno visto l'inasprirsi delle sanzioni verso Pyongyang, e con le esercitazioni militari congiunte con le forze sudcoreane, ora le minacce della Corea del Nord, con il test nucleare che ha avuto esito positivo, hanno provocato una riflessione a Washington da cui è scaturita la necessità di un maggiore impegno militare per rispondere, con una maggiore intensità, alle minacce nordcoreane. Lo schieramento di ben 14 missili intercettori in Alaska, che si aggiungono alla dotazione già presente, ha il chiaro scopo di aumentare la difesa in caso del tanto minacciato attacco nucleare. Questo provvedimento segue lo schieramento dei bombardieri B 52 sui cieli della Corea del Nord, come chiaro avvertimento al dittatore Kim Jong-un. Si tratta di provvedimenti preventivi, gli USA non hanno alcuna intenzione di effettuare azioni militari direttamente sul suolo nordcoreano, tuttavia servono anche a rassicurare Seul, sull'impegno diretto delle forze del Pentagono ed, insieme, scongiurare mosse avventate da parte della Corea del Sud, sia immediate, sia che prevedano cambi di programma sul riarmo nucleare. Gli USA vogliono evitare una proliferazione nucleare pericolosa nella penisola della Corea, per non creare una regione fortemente instabile in una zona cruciale per il passaggio delle merci. Inoltre tale instabilità di equilibrio, andrebbe a riflettersi nel costante pericolo di conflitto atomico potenziale, tra due paesi profondamente divisi, capace di trascinarvi dentro potenze ben più grandi, come appunto Cina ed USA, che sono naturali alleate delle due nazioni contendenti. Washington, pur prendendo le sue adeguate contromisure, non crede alla possibilità di essere oggetto di un attacco nordcoreano, ma non intende sottovalutare i dati provenienti dai satelliti, raccolti dopo il test nucleare di Pyongyang. Vi è infatti la probabilità che l'ordigno fatto esplodere abbia dimensioni più contenute, a fronte di una potenza altamente distruttiva, che possano consentirne la collocazione su di un vettore di lunga gittata. Difficilmente questo razzo potrebbe passare i controlli e le difese missilistiche americane, ma potrebbe riuscire ad arrivare, anche senza essere intercettato, nella Corea del Sud, provocando un conflitto assolutamente da evitare. Va detto che questa eventualità non potrebbe che portare alla distruzione dello stato della Corea del Nord, ritenuto assolutamente non in grado di sopportare un conflitto, inevitabile dopo una tale provocazione. Tuttavia lo stato di prostrazione della naziona posta nel settentrione della penisola coreana, non esclude gesti estremi. Naturalmente lo schieramento militare americano non poteva non scatenare le proteste cinesi, che vedono una alterazione degli equilibri militari vigenti, nella scelta degli USA di aumentare il suo potenziale deterrente. Alcuni osservatori hanno però voluto cogliere nelle dimostrazioni americane dirette contro Pyongyang, l'occasione per ribadire a Pechino l'ostilità verso i grandi piani di riarmo e di potenziamento delle forze armate, che la repubblica Popolare Cinese sta perseguendo mediante ingenti investimenti. La centralità che Obama ha dato al sud-est asiatico, prevede un sempre maggiore coinvolgimento americano in quell'area, per le grandi potenzialità economiche e produttive presenti. L'errore della Cina, che nutre altrettante ambizioni sulla regione, è stato quello di non fare abbastanza per limitare l'azione nordcoreana, data la sua influenza sul paese. L'escalation nucleare di Pyongyang e le successive minacce, cui Pechino non è riuscita minimamente ad influire, hanno fornito agli Stati Uniti l'occasione di esibire la sua forza militare come monito non solo per la Corea del Nord, ma anche per tutti i paesi della zona. Questo sviluppo della crisi nordcoreana, che investe infine tutta la regione facendo assumere alla questione confini ben più ampi, va ad incidere anche sui rapporti diretti tra Pechino e Washington, che non attraversano già di per se un buon momento per le accuse di spionaggio e di sabotaggio elettronico mosse verso la Cina. Tale fatto può aumentare lo stato di tensione latente tra i due stati, facendo crescere l'ostilità e la diffidenza cinese per quella che è vissuta a Pechino, come un'invasione di campo in un territorio, che pur con tutti i distinguo del caso, la Cina ritiene ricadere sotto la propria zona di influenza. A questo riguardo l'attivismo americano, in continuo aumento nella regione, potrebbe essere stato sollecitato anche dal Giappone, in competizione con la Cina per le isole. Questo insieme di scenari indica come l'evoluzione della situazione stia indirizzando i comportamenti delle potenze coinvolte in un gioco che sta assumendo sempre più limiti ben più ampi della sola penisola coreana, anche se il centro della questione resta sempre ben inquadrato all'interno di quel territorio.

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