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giovedì 4 aprile 2013

Gli USA temono il lancio del missile nordcoreano

L'escalation nucleare potrebbe essere più vicina ed uscire dalle ipotesi potenziali, ma considerate remote. L'atteggiamento degli USA, comunque sempre molto prudente, pare cambiato nelle ultime ore: alla convinzione che le minacce di Pyongyang fossero prive di seguito, sta ora seguendo una fase dove, invece, si crede concretamente che la Corea del Nord possa lanciare un ordigno nucleare. Gli indizi proverrebbero dai servizi segreti americani e sudcoreani, oltre ad immagini molto dettagliate rilevate dai satelliti spia, che hanno individuato movimenti, che indicherebbero lo spostamento, via ferrovia, di un missile a medio raggio sulla costa orientale del paese. Si tratterebbe quindi di un missile con una gittata massima di 4.000 chilometri, in grado di raggiungere l'isola di Guam, che dista circa 3.200 chilometri dalla Corea del Nord. Questa isola è stata uno dei territori dichiarati esplicitamente, insieme alle Hawaii ed alla costa occidentale statunitense, dal regime di Pyongyang, come possibile obiettivo da colpire con una testata atomica. Secondo i sudcoreani il missile potrebbe essere lanciato in occasione dell'anniversario della nascita del fondatore della dinastia comunista, Kim Il-Sung, che cade il prossimo 15 aprile. I militari americani hanno annunciato che rinforzeranno il sistema missilistico della base di Guam, che a questo punto, diventa un punto chiave nel sistema di difesa regionale contro i missili nordcoreani. Tuttavia in questo clima potrebbe anche accadere che gli USA optino per un attacco preventivo in grado di colpire le installazioni di Pyongyang. La scelta non è di facile attuazione, sia per le implicazioni militari che politiche. Le installazioni di Pyongyang sono molto mimetizzate ed uno degli scrupoli di Obama è quello di non coinvolgere la popolazione civile, ma nelle prossime ore potrebbero comunque concretizzarsi misure militari che dovranno per forza superare il limite dimostrativo fino ad ora non valicato dalle forze armate americane. L'altra strategia, che riguarda l'attesa di un attacco, potrebbe, dopo avere sventato i missili nordcoreani, scatenare una rappresaglia in grande stile, che, dovrà, però distinguersi per rapidità ed incisività, senza impiego di forze terrestri. In questo momento Obama non intende impegnarsi in alcuna nuova guerra, sopratutto di grande durata e di costi ingenti. Certo che se si sceglierà per un attacco preventivo sarà poi molto difficile riuscire a contenere Israele. Questo fattore potrebbe essere decisivo nella strategia che verrà adottata. Inoltre un primo passo statunitense potrebbe alterare completamente l'assetto attuale delle relazioni internazionali, mentre un atteggiamento di attesa, seppure snervante, riesce a compattare l'intero panorama internazionale contro la Corea del Nord. I prossimi giorni saranno quindi cruciali, sempre che la Cina non scelga di intervenire in prima persona, abbandonando la cautela attuale, ed obbligando per la via militare Pyongyang a più miti pretese.

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