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martedì 9 aprile 2013

Il Giappone in assetto di guerra

L'impressione che suscita nel vedere schierati i missili nel centro di Tokyo è di uno stupore frastornante. Nonostante tutti i discorsi sulla pace e le ferite dei bombardamenti atomici, che hanno sancito la fine della seconda guerra mondiale siano ben vivi nel cuore e nelle menti dei giapponesi, lo spettacolo delle batterie antimissile schierate nel centro di una città nel 2013, non può non indurre a riflessioni amare. Tutti i faticosi percorsi per ridurre il rischio di nuove guerre sembrano svaniti in un turbine di lucida follia, che lascia spazio alla pianificazione militare, più che comprensibile per difendersi da minacce fuori dal tempo. L'area metropolitana della capitale giapponese è considerata uno dei possibili obiettivi della furia nordcoreana, anche se la possibilità dell'attacco è ritenuta remota, l'impero del sol levante non tralascia alcuna misura per organizzare una difesa all'altezza. Due unità di missili Patriot sono a protezione del Ministero della Difesa e costituiscono la prova tangibile dello stato di allerta, le altre misure prese dal governo non sono però, state rese note, perchè coperte dal segreto militare. Il sistema di difesa, in realtà si basa sulle installazioni presenti sulla costa occidentale del paese, le più vicine al territorio nordcoreano, che dovrebbero garantire la sicurezza assoluta del Giappone, tuttavia, nel caso alcune testate nemiche sfuggissero ai controlli principali entrerebbero in gioco i dispositivi piazzati nella capitale. Il primo ministro Shinzo Abe ha affermato che la nazione giapponese metterà in campo ogni mezzo per garantire la sicurezza e la sovranità del suo territorio. Frattanto continuano in maniera serrata i contatti con gli alleati nel timore dell'annunciata offensiva di Pyongyang, basata sull'utilizzo di missili a medio raggio quindi in grado di raggiungere l'arcipelago del Giappone. Proprio per questo Tokyo ha basato la sua strategia difensiva, non soltanto sui sistemi antimissile, ma anche sul sofisticato apparato di sorveglianza costituito dai satelliti militari integrati con le unità navali schierate nel mar del Giappone; inoltre per evitare eventuali attacchi da terra sono allertate le truppe della Forza di autodifesa al cui supporto, provvede l'aeronautica militare. Il ruolo del Giappone resta comunque di natura prettamente difensiva del proprio territorio, difficilmente le forze armate del paese saranno impiegate al di fuori di questo ambito, gli USA, che sono i veri coordinatori della situazione di emergenza, non hanno interesse ad un coinvolgimento ulteriore per Tokyo, sopratutto per non irritare i cinesi. Pechino non ha avuto un buon rapporto negli scorsi mesi con il Giappone per la questione delle isole contese, malgrado i rapporti economici si siano mantenuti ottimi, tuttavia un impiego differente da quello difensivo delle truppe di Tokyo verrebbe percepito come una ingerenza in un'area di influenza cinese. Washington, dal canto suo, si sta muovendo con ogni riguardo e cautela possibile per non costringere la Cina a reazioni avventate dal punto di vista diplomatico, perchè spera ancora in un intervento risolutivo di Pechino per riportare la Corea del Nord alla ragione. In questo senso l'intervento del presidente cinese Xi Jinping, al Forum economico annuale è stato chiaro, dichiarando che: «Nessun Paese è autorizzato a far precipitare nel caos una regione, e a maggior ragione il mondo intero, per egoismo». La mancanza di riferimento esplicito a Pyongyang non impedisce di capire il destinatario del messaggio. Ancora più chiaro un ulteriore passaggio del leader cinese, che ha affermato: «Dobbiamo agire insieme per risolvere le difficoltà e garantire la stabilità dell’Asia», concludendo con un invito alla comunità internazionale ad avere una «visione comune e cooperativa per difendere la sicurezza globale». Pur rientrando nel criptico linguaggio diplomatico, le affermazioni di Xi Jinping, sembrano indicare che la pazienza cinese sia terminata e che, in assenza di cambiamenti nella politica aggressiva nordcoreana, siamo alla vigilia di un possibile intervento di Pechino per normalizzare la situazione.

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