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mercoledì 3 aprile 2013
Serbia e Kosovo non riescono ad arrivare ad un accordo
Nonostante l'impegno e le pressioni della UE, Serbia e Kosovo non sono riuscite a raggiungere un accordo per avviare una normalizzazione del loro rapporto diplomatico. Neppure gli sforzi di Catherine Ashton, capo della diplomazia dell'Unione Europea, sono riusciti a produrre risultati significativi. La questione più difficile da districare riguarda la parte settentrionale del paese kosovaro, dove la presenza serba è molto rilevante; Belgrado richiede per questa regione un grado di autonomia ritenuto troppo elevato dal Kosovo, con indipendenza su materie di sicurezza, apparato di polizia, giustizia, che darebbero, sostanzialmente, poteri legislativi all'enclave serba. Questi provvedimenti potrebbero portare alla secessione del territorio, con la conseguenza della creazione di una Repubblica Serba nel nord del Kosovo, entità paragonabile a quanto avvenuto in Bosnia nel 1992. Nel Kosovo questo scenario è particolarmente temuto per due ragioni: la prima la perdita della sovranità della parte nord del paese, la seconda per la presenza di uno stato serbo ai propri confini che potrebbe rappresentare una concreta minaccia per lo stato, in quanto potenzialmente fonte di ulteriori contrasti sia singolarmente, che in associazione con Belgrado. Anche la Serbia teme l'evoluzione di questo negoziato per una duplice ragione: la paura di vivere l'ennesima umiliazione conseguente alla continua disgregazione di quello che doveva essere il progetto della grande Serbia e le ripercussioni sui negoziati per l'ingresso nell'Unione Europea. In effetti le due questioni non sono affatto indipendenti, ma anzi risultano essere intimamente legate. Una delle ragioni più forti che si frappongono all'ingresso di Belgrado in Europa è proprio il suo atteggiamento politico di chiusura verso le legittime aspirazioni di indipendenza dei popoli che prima erano racchiusi nella Jugoslavia ed i sentimenti che percorrono il popolo serbo riguardo a queste questioni. La particolare dose di violenza che si è accompagnata all'intolleranza verso le etnie diverse da quella serba ha prodotto ferite enormi non ancora del tutto sanate e la presenza di movimenti integralisti, che fanno dell'appartenenza razziale motivo di supremazia, rappresenta una fonte di concreta preoccupazione dentro le istituzioni di Bruxelles. Se la Serbia vuole entrare nella UE deve necessariamente fare i conti con il proprio passato, come in parte già avvenuto, ma non trovare un accordo con il Kosovo rappresenta un chiaro segnale che può aumentare la diffidenza europea ed essere un chiaro ostacolo al percorso di ammissione. Un'altro problema che irrita l'Unione Europea è lo stato di tensione che si protrae dalla dichiarazione di indipendenza del Kosovo, che obbliga la presenza di militari della NATO e dell'Unione Europea, per lo più di nazionalità austriaca e tedesca, per impedire che la situazione tra le due etnie degeneri. Questo spiegamento di forze, che è già dovuto intervenire materialmente diverse volte, impone alle due organizzazioni internazionali costi notevoli, ciò può rappresentare un motivo di ulteriore ostacolo all'ingresso nella UE per la Serbia.
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