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lunedì 6 maggio 2013
L'ONU afferma che in Siria ad usare le armi chimiche sono stati i ribelli
Quanto affermato dai ricercatori delle Nazioni Unite e dal procuratore capo del tribunale penale internazionale, Carla del Ponte, circa l'uso di armi chimiche da parte di alcune forze che si oppongono ad Assad, porta un nuovo elemento di confusione nella guerra siriana. Fino ad ora il confine invalicabile, rispetto al quale si doveva decidere un probabile intervento americano era costituito dall'uso di agenti chimici da parte dell'esercito di Assad e non da parte dei suoi oppositori. La scoperta dell'ONU, non del tutto confermata ma molto vicina alla certezza, attribuisce invece ai ribelli e, per ora, non ad Assad l'utilizzo di armamenti non convenzionali di origine chimica. Questo fattore, insieme a varie valutazioni di ordine politico, permettono di comprendere la cautela dell'amministrazione Obama a muoversi su di un terreno che sta diventando sempre più difficoltoso. Non che il mancato utilizzo delle armi chimiche, cambi il giudizio sul regime di Assad ed il modo feroce con cui sta combattendo la guerra civile, ma è innegabile, che getta una luce diversa sui ribelli. Anche ipotizzando che l'uso di questi armamenti non convenzionali sia stato dettato da una condizione di svantaggio e di urgenza, la risoluzione ad utilizzarli non può non pesare come elemento di giudizio fortemente negativo, sopratutto in ottica futura, quando e se il regime di Damasco dovesse cadere. La decisione dell'utilizzo di queste armi indica una inaffidabilità che pesa su tutto il movimento di opposizione ad Assad e che peserà come un macigno sul piano internazionale. Sul piano dell'immagine si può tranquillamente affermare che siamo di fronte ad una situazione fortemente pregiudicata, che gioca ancora una volta a favore di Assad, che aveva affermato, senza essere preso sul serio, fin dal 19 marzo scorso, questa realtà riconosciuta ora dall'ONU; inoltre questo fatto può costituire un elemento in grado di permettere al regime di guadagnare tempo prezioso. Alla luce di questa novità l'atteggiamento americano risulta più comprensibile, avendo di fronte una opposizione sempre meno affidabile, profondamente divisa al suo interno e caratterizzata dalla presenza di milizie islamiche che hanno la chiara intenzione di ridurre la Siria ad un califfato. Resta però l'emergenza umanitaria, data dal grande numero di vittime, sempre in aumento e dalle difficili condizioni dei sopravissuti e dei profughi. Su questo piano, però, non si può imputare del tutto la responsabilità della mancata azione agli USA, ma piuttosto, all'ONU, che non è ancora riuscita a trovare una sintesi in grado di produrre almeno un cessate il fuoco. Rimane ancora da stabilire la provenienza delle armi chimiche usate dai ribelli; è risaputo che l'esercito di Assad possiede una delle più grandi riserve di armi chimiche nella regione mediorientale, ma secondo i servizi segreti americani l'intero arsenale sarebbe tutto ancora sotto il controllo delle forze fedeli al dittatore; anche il fatto che i bombardamenti israeliani pare abbiano avuto come obiettivo depositi di armi convenzionali contribuisce a rafforzare l'ipotesi dell'intelligence statunitense. Uno di peggiori timori di Israele ed USA era, ed è tuttora, che frazioni pericolose dell'opposizione, ma anche di alleati di Assad, riuscissero ad impadronirsi di parte degli arsenali chimici, ma se ciò non è accaduto si possono ipotizzare rifornimenti esterni, per portare ulteriore squilibrio in una guerra intorno alla quale girano troppi interessi, per la posizione del paese? E se la risposta fosse positiva, quali sono le potenze che possono avere compiuto questo passo? Non esistono analisi pubbliche al riguardo, ma è un fatto che i paesi sunniti del Golfo stanno rifornendo i ribelli di armi e la loro intenzione è quella di finire al più presto le ostilità con la sconfitta del dittatore, ma ciò non basta per indicarli come i principali sospettati; potrebbe anche trattarsi di una abile mossa doppiogiochista dello stesso Assad per gettare discredito sull'opposizione, che comunque non si è fatta scrupolo di avere usato armi così micidiali.
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