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giovedì 2 maggio 2013

Nella UE la democrazia non è abbastanza tutelata

La costituzione dell'Unione Europea, che ha come finalità ultima la creazione degli Stati Uniti d'Europa, sta incontrando difficoltà sempre maggiori, legate all'ingresso di nuovi paesi membri, che, una volta superato il severo test di ingresso, non mantengono gli standard richiesti, oltretutto senza subire alcuna sanzione. La pluralità di realtà presenti in Europa, che rappresentano un mix di alto livello culturale, formato da lingue usi e costumi diversi, dovrebbe fare dell'assemblaggio di queste differenze il punto di forza della sua esistenza, prendendo il meglio da tutte queste realtà. Ma oltre gli aspetti culturali dovrebbero esservi degli aspetti comuni ed universalmente condivisi circa la democrazia ed i diritti fondamentali, che sono stati, a torto, dati per scontati, perchè pensati in un contesto ristretto ai paesi fondatori. Con l'allargamento intensivo, che ha portato la UE ad arrivare a ventisette membri, con il ventottesimo in arrivo, la Croazia, e con l'intenzione di allargare ulteriormente i paesi membri, guardando verso i Balcani, non sono state studiate in modo parallelo, forme che possano garantire la presenza di una condizione piena di democrazia, anche attraverso fenomeni sanzionatori. Si è arrivati così, all'anomalia ungherese, che rappresenta in modo chiaro questa falla del sistema. L'Ungheria, dove un governo ultraconservatore si è affermato in libere elezioni, si trova in una pericolosa situazione di involuzione per le regole democratiche, con leggi che hanno censurato in maniera forte la stampa e dove la tutela della minoranze non è assicurata. Il problema immediato è, sia, fare rispettare i diritti, che Budapest sta negando al proprio paese, non garantendo una uniformità con il resto della UE, ma anche impedire che questo stato di cose diventi un precedente che apra la porta a situazioni analoghe. Bruxelles non dovrebbe tollerare che al centro del continente ed all'interno della sua organizzazione, vi sia una deriva autoritaria così esplicita. Il metro di misura che precedentemente veniva adottato per verificare le differenze tra i vari stati, era, prettamente, quello economico perchè non vi era necessità di ricorrere ad altri strumenti, stante una situazione dove la corruzione ed i temi sui diritti umani erano ad un livello sostanzialmente omogeneo; ora insieme ai dati delle economie dei singoli stati, devono essere considerati diversi altri fattori sociopolitici, che fanno registrare sostanziose differenze. L'ingresso degli stati orientali, a seguito della caduta della cortina di ferro imposta dall'Unione Sovietica, ha aperto una sfida di grande fascino per gli eurocrati, che vedevano materializzarsi l'occasione di una Unione Europea, praticamente quasi coincidente con il continente geografico. Tuttavia non avere creato anticorpi adeguati, che sapessero tutelare i diritti, all'interno del sistema, ha generato una situazione di pericolosità, che si è trasformata da potenziale a reale. Del resto il fatto che non vi sia un esame continuo delle istituzioni dei singoli stati, dopo l'ingresso nell'Unione, non vale soltanto per gli stati di giovane democrazia, che sono quelli certamente più a rischio, ma deve valere anche per tutti gli altri, per evitare derive ancora più pericolose, certamente più difficili a verificarsi, ma senz'altro con maggiori effetti nel caso di concretizzazione. Queste forme di garanzia, che dovrebbero essere costruite al più presto, devono riguardare anche situazioni come quella di Cipro, nell'interesse stesso dei cittadini di quello stato che incorra in gravi pericoli di natura finanziaria. Certo andrebbero codificate con maggiore precisione le regole finanziarie che devono mettere riparo ad emergenze, in modo da fare ricadere gli esborsi necessari sui responsabili anzichè sulle collettività investite dai problemi. Una soluzione potrebbe essere quella di rallentare o, addirittura bloccare, i nuovi ingressi nell'Unione, nell'attesa di una elaborazione legislativa efficace, in grado di sanare la situazione. La filosofia dell'allargamento a tutti i costi deve lasciare spazio ad una maggiore ponderazione e ad un maggiore impegno sia nella prevenzione, che nella sanzione di questi episodi. Ma le situazioni di potenziale pericolosità riguardano anche stati dove i diritti democratici parevano ormai assodati e che sono stati investiti dalla degenerazione delle pulsioni autonomistiche in realtà dove è maggiormente radicato l'elemento di identità locale, che oltrepassa anche quello nazionale e non solo quello europeo. I tanti casi di razzismo e xenofobia, che si verificano giornalmente in Europa, potrebbero corrompere, anche negli stati di più antica democrazia, un tessuto sociale fortemente compromesso dalle crisi economiche e quindi potenzialmente ben disposto ad accogliere scenari antidemocratici.

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