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mercoledì 8 maggio 2013

Salvare l'euro non è salvare l'Europa

Le paure del Presidente della commissione europea Barroso, sull'avanzata degli euroscettici prendono sempre più vigore. Quello che si sta sviluppando all'interno della UE è un pericoloso mix di populismo, estremismo e nazionalismo, che sta guadagnando terreno all'interno dell'opinione pubblica dei 27 membri europei. A chi nutre da sempre dubbi sulla reale efficacia dell'Unione Europea, come la Gran Bretagna dove i sentimenti contro l'Europa unita sono sempre più crescenti ed alimentati da soggetti sempre nuovi, si aggiungono sacche di contrari in paesi tradizionalmente fedeli all'ideale europeista, come Italia, Francia ed i paesi del Nord. Principalmente ciò che ha alimentato maggiormente le nuove tendenze è da ricercarsi nella grave crisi economica e nel ruolo esercitato dalla Germania, che ha imposto un rigore eccessivo; tuttavia anche nel paese tedesco, seppure per ragioni opposte, si sta sviluppando l'idea di uscire dalla moneta unica, ritenuta non più funzionale alle esigenze della Germania, affermando, così la tendenza di rompere l'unione attraverso l'abiura della moneta unica. Il modello fin qui praticato ha visto come inscindibili l'unità monetaria con quella politica, ma l'effetto della crisi e le opposte esigenze stanno contribuendo ad alterare lo schema fin qui portato avanti. Ma per ora sono è più preoccupante l'azione dei partiti politici di matrice estrema o antisistema, che, a vario titolo, ma con risultati sostanzialmente omogenei stanno portando avanti progetti e tendenze che negano l'Unione europea in quanto tale. Spesso, però, le idee ed i progetti portati avanti da queste formazioni anti europeiste sono in aperto contrasto ed esaltano i contrasti tra il sud ed il nord europa con ricette alternative e funzionali all'area territoriale di appartenenza, che viene spesso esaltata in maniera quasi estrema. Le istituzioni europee ed i partiti tradizionali hanno una grande responsabilità per la crescita di questi movimenti, che nascono dalle proposte inadeguate, specialmente in materia economica, portate avanti in diversi anni di potere esercitato in maniera negativa. Il nodo centrale, che supera le visioni nazionalistiche basate su argomenti locali o xenofobi, è costituito, però, dalla moneta unica: l'influenza che l'euro esercita sulle economie nazionali e l'atteggiamento eccessivamente improntato al rigore, spesso identificato esclusivamente come una protezione dell'euro, generano tensioni così forti che mettono a rischio l'unità europea. Il rischio concreto è quello di salvare l'euro ma di sacrificare l'Europa unita, che nasceva da ben altri presupposti, che la mera difesa di una valuta destinata a diventare una scatola vuota senza l'adeguato sostegno politico. Occorre ricordare che nelle intenzioni dei fondatori l'Europa nasceva sulla base dei valori democratici e della libertà, che dovevano aumentare il benessere ed il livello di vita delle popolazioni. Con la difesa strenua dell'euro, attraverso la salvaguardia di interessi particolari, sacrificando quelli generali, la percezione dei valori fondanti dell'Unione Europea cade di livello, dando libero sfogo, anche in parte giustificato, ai detrattori ed ai delusi di un progetto svilito perchè troppo legato alla valutazione esclusivamente economica. Ma proprio da li è obbligatorio ripartire: allentando i vincoli del rigore e trovando nuove forme di contratti sociali, che permettano una adeguata ripresa anche nei paesi più colpiti dalla crisi è il punto di partenza necessario ma non sufficiente per permettere all'idea di Europa di riguadagnare terreno nei cuori degli europei, che devono percepire una vicinanza delle istituzioni mediante una maggiore azione tesa a migliorare la qualità della vita, scesa a livelli troppo bassi, soltanto in nome di una idea distorta di Europa.

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