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martedì 11 giugno 2013

Cameron cerca di bilanciare lo scettiscismo europeo presente nel Regno Unito

Nella Gran Bretagna di Cameron, i sentimenti euroscettici presenti nel partito al governo, il conservatore, sono bilanciati dalle intenzioni, forse alcune soltanto strategiche, del premier. Per Cameron per il Regno Unito è fondamentale restare all’interno delle organizzazioni internazionali che caratterizzano l’Occidente. Ma se per la NATO, l'ONU, il Commonwealth, l'Organizzazione mondiale del commercio, il G-8 e G-20, non esistono grandi contrarietà, sia nel panorama generale inglese, sia nel partito conservatore, per quanto riguarda l’Unione Europea, si sta sviluppando una sempre maggiore contrarietà, dovuta al timore dell’ingerenza di Bruxelles su materie la cui sovranità dello stato inglese è per molti inviolabile. Resta il fatto che le decisioni più importanti nell’ambito degli scambi commerciali, la tassazione e la regolamentazione della vita del vecchio continente, vengono prese proprio nella capitale belga, sede della UE. Per Cameron è strategico essere all’interno dell’istituzione europea per no rimanere fuori dal fondamentale processo decisionale continentale. Si tratta di un comportamento a tratti non univoco, che ha permesso al Regno Unito di avere più vantaggi che oneri, di non aderire alla moneta unica, con tutto ciò che ne consegue e ne ha conseguito e di mantenere la conveniente legislazione sulla finanza, che ha permesso a Londra di gestire fuori dalle regole europee, quello che è il suo motore economico. Cameron e prima di lui chi lo ha preceduto, è stato abile a restare sempre su di un confine che gli ha permesso una libertà di manovra che è un caso unico nella UE. Tuttavia i sentimenti contrari a questo atteggiamento, pur sopiti dall’importanza di mantenere Londra all’interno dei confini europei, stanno iniziando ad affiorare e gli inglesi temono che questo stato di cose termini, con l’imposizione di limitazioni alla propria sovranità. Nonostante le rassicurazioni del premier inglese, che ha affermato che in caso di disaccordo si può sempre procedere ad una rinegoziazione degli accordi, in un’ottica di multilateralismo, l’euro scetticismo presente nel partito di maggioranza, condiviso da circa metà dei parlamentari conservatori , sta pesando sempre di più in termini di influenza e scontento, anche in relazione alla mancata inclusione nel programma di governo del referendum popolare sulla permanenza all’interno della UE, che se venisse effettuato, diversi sondaggi danno in vantaggio proprio coloro che vogliono uscire dall’Europa. In effetti ciò sarebbe più corretto dall’atteggiamento attuale che non sposa in pieno la tendenza verso cui si muovono i maggiori partiti europei, che è quella di cercare un accordo per arrivare ad una unione politica, soluzione totalmente avversata da Londra e non condivisa dalla maggior parte del popolo inglese.

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