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domenica 23 giugno 2013

Il futuro dell'Euro si deciderà a Karlsruhe

Quello che si intenterà presso il tribunale costituzionale di Karlsruhe, sarà il processo che determinerà la sorte della moneta unica europea, perlomeno nella forma attuale. Il ricorso, presentato tra gli altri dal partito gemello della cancelliera Merkel, l’Unione Cristiano Sociale, verte sulla questione se sia legittimo per la legge tedesca, stabilizzare l’euro mediante l’acquisto di titoli provenienti da paesi in crisi, misura adottata lo scorso anno dalla Banca centrale europea, presieduta dall’italiano Mario Draghi. L’operazione della BCE, bilanciata peraltro da vincoli ferrei imposti ai paesi in crisi, mirava a non sospendere del tutto la liquidità nel continente, per non incrinare in modo definitivo lo stato del tessuto produttivo; in realtà la misura ha soltanto rallentato un processo di impoverimento, mettendo in luce la necessità di ben altri interventi. Di questo stato di cose la Germania, che dietro il timore dell’inflazione ha innalzato un muro di intralci burocratici, è stata la vera beneficiaria, soprattutto per quanto riguarda i risultati di breve periodo, raggiungendo dati di produzione e commercializzazione non certo disprezzabili. Certo la condizione del debito pubblico tedesco pone la Germania in uno stato virtuoso, che teme di essere compromesso dalla partecipazione all’acquisto, mediante l’azione della BCE, di titoli provenienti da paesi colpiti da alto tasso di indebitamento. Tuttavia proprio questi paesi costituiscono il mercato privilegiato dei prodotti tedeschi e sul medio, ed ancora di più lungo periodo, i risultati dell’export teutonico non potranno essere compromessi dall’imposizione di una stretta creditizia sempre più pressante. Con le elezioni incombenti i giudici tedeschi eviteranno il verdetto nell’attesa dei risultati elettorali, per non viziare la campagna politica in corso, ma va detto, che lo schieramento che si è formato contro l’acquisto dei titoli dei paesi in crisi è una formazione trasversale, che va dalla destra fino alla sinistra estrema. Questo riflette la paura che attanaglia la maggior parte del popolo tedesco riguardo ai timori dell’aumento dell’inflazione, che farebbe perdere valore alla ricchezza tedesca. In seguito a questi sentimenti è salito il numero di persone, per ora ancora minoritario, che vorrebbe una fuoriuscita dall’euro a favore di un ritorno al marco; inutile dire che una simile decisione potrebbe porre fuori dalla UE il suo socio di maggioranza, anche se molti fanno riferimento alla soluzione inglese, con Londra, dove vige la sterlina come moneta, ben salda dentro le istituzioni di Bruxelles. Un ipotetico ritorno al marco potrebbe svincolare Berlino dai problemi finanziari dell’area euro, ma sottoporrebbe la moneta originaria ad un apprezzamento notevole, che penalizzerebbe l’export, non solo a livello continentale, ma anche a livello mondiale, arretrando la quota di produzione e generando, verosimilmente una crisi economica. La struttura produttiva tedesca, al contrario di quella inglese, che basa la sua forza sulla finanza, è imperniata intorno alla manifattura e prospera grazie alle massicce esportazioni. Una eventuale uscita dall’euro ridurrebbe anche la preponderante influenza politica che la Germania esercita sulla UE, venendo a mancare gli strumenti per poterla esercitare. Resta il fatto che una zona euro senza la Germania sarebbe notevolmente indebolita nella parte finanziaria, ma avrebbe, nell’immediato maggiori possibilità di manovra, che se sfruttate bene potrebbero erodere quote consistenti di mercato proprio all’industria tedesca. Per queste ragioni resta difficile prevedere un parere negativo dal tribunale di Karlsruhe, anche se la pressione sui giudici resta notevole e ciò non esclude un verdetto negativo. In questo caso, potrebbe anche non verificarsi una uscita dall’euro, ma le pressioni politiche generate dalle conseguenze, tra cui il possibile fallimento di Grecia e soprattutto Spagna, porterebbero a conseguenze che difficilmente potrebbero lasciare inalterati i rapporti diplomatici con Berlino.

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