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lunedì 19 agosto 2013

In Corea del Sud al via le manovre militari congiunte con gli USA

Dopo un periodo di relativa tranquillità nella penisola coreana la situazione rischia di nuovo di incrinarsi. L’inizio delle manovre militari congiunte tra La Corea del Sud e gli Stati Uniti, potrebbe infatti, suscitare la reazione di Pyongyang, che tradizionalmente condanna queste dimostrazioni di forza, ritenute rivolte proprio contro il paese nordcoreano. Se per il momento dalla Corea del Nord non vi sono state reazioni ufficiali, pare difficile che nei dodici giorni di durata delle esercitazioni militari, Pyongyang non faccia sentire la sua voce. L’alto numero di personale coinvolto, che prevede l’utilizzo di 50.000 soldati sudcoreani e 30.000 statunitensi, sarà impiegato in simulazioni di attacchi proprio provenienti dalla Corea del Nord. Le ipotesi prese in considerazione saranno sia gli attacchi convenzionali che con armi di distruzione di massa, chiaro riferimento alla capacità atomica di Pyongyang, senza tralasciare di saggiare la capacità ci resistere ad attacchi di tipo informatico, capaci di disattivare i complessi sistemi difensivi di Seul. Il momentaneo silenzio della Corea del Nord è considerato dagli analisti un fatto particolarmente insolito, perché le esercitazioni che coinvolgono il nemico americano rappresentano una occasione mediatica molto rilevante per il regime di Pyongyang. Quello che si teme è una azione dimostrativa di tipo militare che potrebbe causare una pericolosa degenerazione data l’ingente presenza di forze in campo. Ma i timori maggiori riguardano il possibile rallentamento o anche la fermata, dei progressi compiuti recentemente da quando il dialogo tra le due Coree è ripartito. I risultati raggiunti riguardano la riapertura del complesso industriale di Kaesong, chiuso in modo unilaterale da Pyongyang durante la recente crisi nucleare e provvedimenti riguardanti la riunione di gruppi familiari separati. Occorre ricordare che i due paesi tecnicamente, sotto il profilo giuridico internazionale, sono ancora in guerra dalla fine del conflitto coreano degli anni cinquanta del secolo scorso, in quanto la relazione in essere tra i due paesi è soltanto quella dell’armistizio. Lo svolgimento delle esercitazioni arriva quindi in una fase che non sembra troppo opportuna per fare sfoggio della forza militare. Sulle manovre congiunte, pur essendo ormai una consuetudine, occorreva forse fare una valutazione più attenta, che mettesse in primo piano, privilegiandoli, gli sforzi diplomatici tra i due paesi. D’altro canto un impegno così esteso può significare l’intenzione di forzare la mano a Pyongyang per arrivare a conclusioni favorevoli in un tempo più veloce, sfruttando la cronica situazione economica del paese nordcoreano, oppure può significare la rilevazione di intenzioni non benevoli da parte della Corea del Nord, che da troppo tempo non da segni di ostilità, mantenendo un atteggiamento troppo riservato, perlomeno atipico per le consuetudini della dittatura nordcoreana. Questa considerazione potrebbe essere supportata anche dal fatto, che al fianco delle manovre militari, il governo di Seul ha effettuato esercitazioni per i dipendenti pubblici, incentrati sui rischi derivanti da un attacco proveniente dalla Corea del Nord. Se i progressi diplomatici potrebbero indurre ad una diversa opinione, occorre ricordare che spesso la strategia politica di Pyongyang è stata capace di sorprendere gli analisi più attenti e gli studiosi con la conoscenza più profonda della materia, con atti o azioni assolutamente imprevedibili.

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