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martedì 27 agosto 2013

Karzai in visita in Pakistan

La visita che il presidente afghano Karzai sta compiendo in Pakistan, per incontrare il nuovo presidente Nawaz Sharif, riveste grande importanza per lo sviluppo del dialogo con i talebani, nell’ottica di regolarizzare i rapporti con i radicali islamici. Al governo di Islamabad verrà richiesta la liberazione dei talebani prigionieri nelle carceri pachistane al fine di creare un presupposto consistente per i colloqui di pace. La strategia di Karzai è tutta mirata a supplire alla partenza dei contingenti NATO e dovrebbe svilupparsi in una duplice direzione, che prevede accordi bilaterali di cooperazione con il Pakistan ed uno sviluppo del dialogo con gli insorti talebani per arrivare alla definizione di una convivenza pacifica. Per favorire questo ultimo aspetto il presidente afghano intende sollecitare la liberazione dei combattenti islamici come segnale di buona volontà per aprire un linea di dialogo con gli insorti. Lo scorso anno furono 26 i talebani rilasciati dal precedente governo pachistano, ma il cambio di esecutivo scaturito dalle nuove elezioni potrebbe essere meno arrendevole ed usare la richiesta afghana come termine di trattativa per bloccare o, almeno, complicare l’avvicinamento che si è profilato tra Kabul e l’India. Per il Pakistan è importante assumere una posizione di importanza strategica nella regione ed uno degli argomenti usati nella campagna elettorale è stato l’allontanamento dell’alleanza militare con gli Stati Uniti, mai vista in modo positivo dalla maggioranza della popolazione, ma con l’intenzione di mantenere la collaborazione con Washington sotto altre forme, per non perdere gli ingenti aiuti finanziari americani essenziali a trasformare l’economia del paese da una condizione difficile ad una di sviluppo avanzato come in altri stati del continente asiatico. Per perseguire questo intendimento, che è stato un argomento centrale nella campagna elettorale che lo ha portato alla vittoria, Sharif deve trovare una definizione delle questioni poste dalla presenza dei numerosi clan tribali che occupano le zone al confine con l’Afghanistan, che potrebbero espandere il fenomeno del terrorismo religioso anche nel paese pachistano, nel caso Kabul dovesse ritornare in mano ai talebani. La necessità di una stabilità duratura e sicura, riguarda, quindi non solo Kabul ma anche in maniera netta Islamabad: entrambi devono trovare una soluzione che permetta un accordo tra il governo di Karzai ed i talebani per pacificare una regione che influenza contemporaneamente la vita dei due stati. Nello stesso tempo la difficoltà maggiore per il governo di Kabul è costituita dal netto rifiuto delle organizzazioni talebane di riconoscerlo come legittimo e per questo motivo, Karzai ha necessità di trovare un partner in grado di esercitare il suo potere e la sua influenza, per affiancarlo nella difficile impresa di imbastire il processo di pace. Islamabad ha tutti requisiti richiesti per rispondere a questa esigenza ed inoltre è interessata in prima persona al buon esito delle trattative per non essere coinvolto, più di quello che è già, nella questione talebana. Va anche detto che l’Afghanistan è obbligato ad intavolare trattative su più fronti, anche quelli precedentemente non particolarmente graditi, come appunto il Pakistan, per cercare di affrontare il ritiro delle truppe NATO da una posizione di maggiore tranquillità. Oltre l’abbandono militare, quindi, un altro effetto del progressivo ritiro deciso da Obama sarà quello di cambiare i contatti e gli equilibri diplomatici regionali, obbligando gli stati dell’area a trovare soluzioni comuni e condivise.

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