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mercoledì 7 agosto 2013

L'Iran vuole riprendere i negoziati sul nucleare

Il nuovo presidente iraniano Rohani, già negoziatore sempre per la questione nucleare nel 2003, ha affermato nella sua conferenza stampa d’esordio, di essere pronto a riprendere i negoziati per il nucleare. Tuttavia Rohani ha chiarito che il paese iraniano non cesserà i propri studi per l’arricchimento dell’uranio, non rinunciando alla propria sovranità decisionale. La conferma della continuità di quello che è considerato un diritto inalienabile, pone l’Iran, relativamente alla questione atomica, allo stesso punto in cui si trovava prima delle elezioni. Parte dell’occidente, tuttavia resta fiducioso di potere raggiungere un accordo con l’Iran, almeno per evitare il possibile arricchimento per scopi militari, confidando nella volontà pacifica del nuovo presidente. Restano però molto negative le impressioni di USA ed Israele, che temono che un paese ancora fortemente permeato di radicalismo religioso possa diventare una potenza atomica. Gli Stati Uniti hanno già preparato nuove sanzioni che saranno verosimilmente approvate dal senato e che puntano a colpire le esportazioni petrolifere, gli accordi di produzione industriale della fabbricazione di autoveicoli e l’utilizzo di moneta iraniana nelle transazioni internazionali. Queste sanzioni andrebbero ad aggravare la già difficile situazione economica di Teheran, fattore che ha contribuito alla vittoria di Rohani. Il leader moderato, infatti, ha guadagnato il soglio presidenziale, oltre che grazie alle promesse di maggiore libertà nel paese, anche promettendo un allentamento della grave situazione economica patita dal ceto medio iraniano, vittima delle sanzioni sempre più esasperate, attraverso le quali si cerca di costringere l’Iran ha rinunciare al proprio sogno atomico. Quello che si teme tra gli analisti è che l’indirizzo iraniano non sia mutato con Rohani, il quale attraverso una politica più conciliante, continui la tattica del rinvio che ha contraddistinto gli ultimi dieci anni, permettendo a Teheran di raggiungere uno sviluppo sempre più elevato nella tecnologia nucleare. Israele non ha rinunciato, proprio a causa di questi rinvii, ai propri propositi di guerra preventiva, finora contenuti a fatica da Washington, che sembra allinearsi sempre di più alle posizioni di Tel Aviv, sebbene cerchi sempre una via di pressione diplomatica. La linea ufficiale iraniana resta quella dell’uso del nucleare per scopi pacifici, per potere incrementare la propria capacità di produzione di energia elettrica, ma l’ostinazione a bloccare ogni visita dell’Agenzia atomica internazionale ai siti incriminati, ha insospettito non poco le nazioni occidentali. In questo contesto emerge la posizione della Russia, che forse in concomitanza con le tensioni con gli USA, si fa promotrice di una ripresa imminente del dialogo da compiere entro settembre, posizione condivisa, anche se con toni più sfumati dalla rappresentante della UE per gli affari esteri Catherine Ashton.

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