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martedì 20 agosto 2013

Mosca potrebbe sfruttare l'incertezza degli USA in Egitto

Dalla vicenda egiziana potrebbero scaturire sconvolgimenti sul piano internazionale, che potrebbero avere ripercussioni importanti sulle dinamiche diplomatiche attualmente in essere. Non è un mistero che per Washington, il paese egiziano resta un alleato chiave per i delicati equilibri mediorientali, tuttavia, l’evidente impreparazione che ha colto l’amministrazione Obama di fronte agli sviluppi della crisi, potrebbe mettere in discussione la supremazia, sul piano delle alleanze, diplomatica degli Stati Uniti. I militari egiziani forti e coscienti della rilevanza della posizione geopolitica del paese sullo scacchiere strategico, hanno dimostrato di non temere i moniti e soprattutto le minacce degli USA su di una possibile sospensione dei finanziamenti. D’altro canto per la Casa Bianca è difficile apparire di fronte all’opinione pubblica mondiale, nella veste di maggiore finanziatore di un governo militare, che sta oltrepassando i limiti dell’uso della forza. Nei prossimi giorni dovrà essere per forza rivista l’azione dell’esercito egiziano, se il governo de Il Cairo non vorrà incorrere in censure più pesanti. Ma questo stato di cose, se lo scenario non dovesse permettere agli Stati Uniti di apparire ancora al fianco dell’Egitto, potrebbe aprire la strada ad un ventaglio di sviluppi in grado di cambiare sensibilmente gli equilibri delle relazioni internazionali. Israele è stato il primo a comprendere questa situazione riconoscendo con favore il cambio di governo in Egitto e stringendo collaborazioni sempre più frequenti con i militari ora al comando. Viceversa i tentennamenti di Obama hanno soltanto avuto l’effetto di aumentare l’ostilità, già presente negli islamisti, verso gli Stati Uniti della parte laica, che colpevolizza Washington di non comprendere la necessità di una azione di forza, oltre che per ragioni di ordine interno, anche per gli stessi interessi americani. Le ragioni che determinano la condotta di Obama sono però comprensibili: il corso della politica estera del presidente americano si è incentrato su di un maggiore disimpegno dalle questioni internazionali che riguardano i paesi dove la presenza islamica è preponderante, proprio per evitare che gli USA vengano incolpati di atteggiamenti contro l’Islam, del resto l’opinione pubblica americana, scottata dai precedenti in Iraq ed Afghanistan appoggia questa nuova visione che vede gli Stati Uniti, pur sempre presenti sulla scena internazionale, assumere un atteggiamento più defilato. Uno scenario del genere, contraddistinto quindi da una cautela, spesso scambiata per pavidità può favorire l’inserimento di nuovi soggetti alla ricerca di una ribalta internazionale e mossi da concrete esigenze tattiche. Non è difficile individuare nella Russia di Putin, alla ricerca di un nuovo ruolo da protagonista nel panorama internazionale, uno dei possibili attori che potrebbero inserirsi in alleanze e collaborazioni con l’Egitto. Mosca non subisce l’influsso di una opinione pubblica troppo severa anche nei riguardi di alleanze non troppo ortodosse, come il caso siriano insegna, per cui potrebbe stringere tranquillamente accordi con una giunta militare. La necessità di una maggiore presenza della marina russa nella zona nevralgica del Mediterraneo, messa in pericolo dall’incerto destino di Assad, che garantisce a Mosca una base sulle coste della Siria, potrebbe essere uno dei motivi per cercare di entrare in sintonia con i generali egiziani, anche grazie ai robusti finanziamenti che potrebbero arrivare dall’ex impero sovietico. Questa ipotesi, pur essendo lontana, per la influenza americana tuttora presente in Egitto, non è da considerare peregrina, perché gli eventi si susseguono con una velocità tale in grado di sovvertire aspetti consolidati. Washington non può non tenere conto di questa minaccia diplomatica che grava sui suoi rapporti esclusivi con l’Egitto, ma, se vuole mantenere lo status quo, deve agire sui vertici militari per fermare le violenze e dare una immagine differente di una situazione certamente scappata di mano alle forze armate.

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