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mercoledì 25 settembre 2013

Iran ed USA iniziano il dialogo

Anche senza il gesto simbolico della stretta di mano tra i presidenti di Iran ed USA, il disgelo tra i due paesi sta diventando una possibilità più concreta. La disponibilità annunciata da Rohani per appianare le divergenze sulla annosa questione nucleare, tramite la volontà di inaugurare un nuovo corso proprio nelle relazioni bilaterali con gli Stati Uniti, appare come un elemento che possa permettere sviluppi positivi. Questo presupposto è essenziale anche per un discorso più ampio che riguarda e coinvolge aspetti di equilibri geopolitici, nei quali i due paesi sono protagonisti su fronti opposti. L’Iran ha la necessità di non rappresentare più una minaccia per il mondo ed è pronto a partecipare a negoziati che definiscano la propria posizione riguardo all’uso dell’energia atomica per scopi civili, per gli USA è altrettanto importante arrivare ad un accordo con uno stato che è sempre stato avvertito come un pericolo per la pace mondiale e gli interessi statunitensi. Insomma, pur da lati differenti, entrambi i paesi hanno bisogno di allentare la tensione che corre tra di loro e che dura fin dal 1979, anno della rivoluzione islamica che ha fatto diventare il paese iraniano una teocrazia. Il presidente Obama ha riconosciuto che un processo del genere, dopo più di trenta anni di incomunicabilità ed avversione profonde, non potrà essere veloce, perché dovranno essere superate diffidenze reciproche, ma la risoluzione del problema nucleare, che è diventato l’ostacolo più grosso al dialogo, potrà favorire un clima che potrà permettere il rispetto reciproco e la tutela dei rispettivi interessi, inquadrati in una atmosfera pacifica. Da sempre una priorità politica di Teheran è proprio il riconoscimento reciproco, sia in termini assoluti, che in termini contingenti nell’ottica della rottura dell’isolamento internazionale in cui si trova l’Iran. Il risultato delle recenti elezioni iraniane ha favorito un atteggiamento più positivo da parte degli Stati Uniti, che non intendono più percorrere la soluzione del rovesciamento delle istituzioni dell’Iran, ma ricercare una soluzione condivisa che possa portare al rispetto dei diritti del popolo del paese asiatico, anche riconoscendogli il diritto, più che lecito, di usare l’energia atomica come mera scelta di politica industriale, scevra, però, da ogni velleità militare. Ha favorire questo atteggiamento ha concorso anche la posizione del potere religioso, che resta quello con maggiore influenza, che ha condannato, attraverso una fatwa della Guida suprema Iran, Ali Khamenei, l’uso delle armi nucleari. Gli USA ritengono da diversi anni il problema delle relazioni con l’Iran e la questione palestinese i due maggiori problemi di politica internazionale, se il primo potesse avviarsi, se non proprio ad una conclusione definitiva, verso una distensione che permettesse di raffreddare le tensioni, per Obama sarebbe una vittoria molto significativa. Questa strada su cui potrebbero avviarsi le relazioni diplomatiche bilaterali potrebbe avere ricadute positive anche sulla questione siriana, dove la diplomazia potrebbe riacquistare notevole importanza per la definizione del conflitto, verso una pacificazione comunque difficile da raggiungere, soprattutto in tempi brevi.

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