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mercoledì 11 settembre 2013

Siria: la proposta diversiva e non praticabile

La soluzione che interrompe, al momento, l’azione militare americana contro la Siria, che pareva nata come una proposta improvvisata, consente una ripresa al ruolo della diplomazia, che, pare, accontenta tutti, evitando che gli eventi precipitino. Gli USA, che si erano praticamente obbligati da soli a minacciare il bombardamento sugli obiettivi siriani, possono al momento evitare un nuovo impegno militare, che avrebbe avuto conseguenze imprevedibili, ed, allo stesso tempo, possono affermare che la minaccia della forza ha costretto Assad a cedere sulla questione delle armi chimiche. La Russia, che si è fatta da subito promotrice della proposta, rivendica il suo ritorno in un ruolo di primo piano nell’arena diplomatica, mostrando una saggezza inconsueta, funzionale ai suoi obiettivi: proteggere Assad e mantenere il suo presidio navale nel Mediterraneo, l’ONU trova una via insperata per uscire da una apatia cronica, che sfiora la totale incapacità nello svolgere il proprio compito, il regime di Damasco scongiura il pericolo dell’azione bellica americana e può continuare in tutta tranquillità la sua guerra civile. Come si vede, aldilà del fatto positivo, che i razzi resteranno fermi sulle loro rampe di lancio, la situazione di compromesso, peraltro molto fragile, che si è venuta a creare, conviene alla maggior parte dei soggetti in causa, ai quali viene concesso del tempo prezioso ed inaspettato per guadagnare tempo. Tuttavia questa pausa delle ostilità internazionali non interrompe la continuazione del conflitto interno, situazione che è clamorosamente passata sotto silenzio. Assodato il fatto che a Washington non interessa entrare nella contesa in atto sul suolo siriano, per una serie di motivi, anche in parte comprensibili, non si può non rilevare come parallelamente alla trovata della consegna delle armi chimiche non sia stata elaborata una soluzione che possa fermare il conflitto interno e portare sollievo al popolo siriano. Nessuno stato o soggetto sovranazionale ha saputo pensare e proporre una via che possa portare ad un cessate il fuoco, che consenta l’apertura delle trattative per dirimere la questione siriana. Quello che viene percepito è che era soltanto importante evitare un coinvolgimento internazionale alla luce del sole, perché è chiaro che i rispettivi stati stanno agendo in maniera più o meno nascosta all’interno del conflitto secondo i loro orientamenti, senza tenere conto che questa potenziale situazione è derivante dallo sviluppo della guerra civile siriana. La proposta di chiedere ad Assad di consegnare l’arsenale chimico siriano è aleatoria, perché impraticabile a causa di ragioni logistiche insormontabili. Il quantitativo stimato di questi armamenti è compreso tra le 500 e le 1000 tonnellate, stoccate in almeno ottanta depositi situati su tutto il territorio siriano, tra cui, probabilmente, anche in zone controllate dai ribelli. Per ritirare questi arsenali è necessaria una tregua che preveda un tempo piuttosto lungo, una condizione inattuabile senza una forza di interposizione presente sul terreno. Inoltre anche se Assad decidesse di consegnare quegli arsenali presenti nella zona sotto la sua sicura influenza, occorrerebbe assicurare lo stesso l’incolumità del personale preposto al ritiro ed il contestuale il controllo della destinazione degli armamenti chimici, impossibile da garantire senza un accordo con i ribelli. Questa situazione, che certifica l’impossibilità di dare corso alla proposta della cessione delle armi chimiche, rappresenta la migliore garanzia per Assad di mantenere questi arsenali pur avendo aderito in maniera quasi istantanea alla proposta. Appare chiaro come queste considerazioni siano state fatte da tutti i soggetti internazionali coinvolti e tuttavia una proposta basata sul nulla è stata accettata come soluzione estrema per scongiurare una crisi oramai imminente. Se, però, nel brevissimo periodo si è guadagnato tempo, il problema degli armamenti chimici, senza una consegna degli arsenali entro un tempo ragionevole, si riproporrà in modo puntuale e la continuazione della guerra siriana continuerà a costituire un ostacolo insormontabile. Siamo così di fronte a due situazioni che, pur essendosi scisse, per convenienza, soprattutto, inerente a ragioni degli USA, ritorneranno a riallacciarsi in maniera tale da diventare inscindibile. A quel punto, se la diplomazia non avrà fatto passi avanti per arrivare ad una soluzione che possa, almeno, fermare il conflitto, che resta, è bene ricordarlo, la questione centrale rispetto alla armi chimiche, la situazione ripartirà dal principio, aggravata dal numero delle vittime, che sarà cresciuto, come quello dei profughi e dall’instabilità regionale destinata a propagarsi forse anche oltre i confini del medio oriente.

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