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venerdì 22 novembre 2013
Il Centrafrica nel caos determina l'intervento dell'ONU e della Francia
Il caos nel quale si ritrova la Repubblica Centrafricana, potrebbe determinare un nuovo intervento francese nel continente africano, seppure con l’avallo dell’ONU. Il paese dell’Africa centrale è sull’orlo del genocidio e versa in una condizione alimentare ed igienica molto difficile, inoltre le atrocità commesse sulla popolazione dalle bande che sconvolgono il paese hanno determinato oltre 400.000 sfollati su di una popolazione di circa 4.000.000 milioni di abitanti. L’anarchia in cui versa il paese è dovuta all’incapacità della coalizione ribelle arrivata al potere nello scorso marzo, di fare rispettare la legge, a causa dei pochi effettivi a disposizione, circa 2.500 uomini e delle poche risorse disponibili e ciò favorisce lo scivolamento del paese verso una guerra civile anche a causa del potere sempre più in mano alle milizie armate. Ulteriore aggravante è costituita dagli scontri religiosi, che stanno avvenendo tra cristiani e musulmani, che potrebbero degenerare in conflitti etnici, contribuendo ad aggravare il caos nel paese. In questo contesto si stima che circa un milione di persone siano in condizione di denutrizione per la mancanza di alimenti, che lo stato del paese sta facendo diventare cronica. L’intervento del Consiglio di sicurezza è dato quasi per scontato, l’ONU dovrebbe inviare circa 6.000 uomini, che andrebbero a coadiuvare i militari della forza dell’Unione Africana. Anche la Francia, che nella ex colonia ha già un contingente di 400 uomini, dovrebbe incrementare i suoi effettivi per riportare l’ordine nel paese africano, ma soltanto dietro una risoluzione dell’ONU, che è prevista per l’inizio di Dicembre. Per la Francia si tratterebbe del secondo intervento nel continente africano nel giro di poco tempo, dopo quello effettuato nel Mali. Anche gli USA osservano lo svolgersi della situazione in modo preoccupato ed hanno annunciato una contribuzione di circa 40 milioni di dollari alla forza dell’Unione Africana, perché temono che l’evoluzione dei disordini conducano il paese a diventare una base enorme per il terrorismo islamico. La dottrina di Obama, del non intervento diretto, si concreta così nel finanziamento alle forze impegnate sul campo ed alla benedizione degli interventi degli alleati più stretti, in questo caso la Francia, che, in forza degli antichi legami coloniali, hanno ancora interessi diretti nei paesi attraversati da problemi interni. Il timore dell’espansione del terrorismo islamico nel continente africano attraversa anche l’azione dell’ONU, che non si muove certo solo per interessi umanitari ma è guidato da ragioni di equilibri internazionali, nei qual i il terrorismo deve essere giustamente compresso.
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