Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
Politica Internazionale
Cerca nel blog
giovedì 7 novembre 2013
In Marocco tensioni interne ed internazionali
Le dichiarazioni del re del Marocco Mohammed VI, che ha sottolineato come il suo paese non accetti lezioni in materia di diritti umani, sottolineano come la questione del Sahara Occidentale acquisti sempre maggiore centralità nel problema della sponda sud del Mediterraneo, anche connessa agli sviluppi della lotta al terrorismo ed al controllo dei movimenti migratori verso l’Europa. Dietro le dichiarazioni del monarca marocchino, in realtà, vi è il timore di una disgregazione dell’integrità territoriale del paese, che potrebbe avvenire dalle potenze occidentali e dall’ONU, con il tentativo di dare il via alla creazione di una nazione tuareg, per contrastare l’alleanza dei popoli nomadi con Al Qaeda, legame che si sta intensificando proprio in ragione di obiettivi comuni. A tal fine i propositi di Mohammed VI di incrementare l’azione del governo di Rabat, per un maggiore sviluppo dei territori sahariani, sia in termini economici, che di autonomia politica, si inquadrano proprio nella strategia di contrasto che sarebbe perpetrata da potenze occidentali. La riconosciuta necessità delle riforme nel territorio del Sahara costituisce una ammissione di uno stato di emergenza, in cui l’apparato marocchino non gradisce interferenze esterne. Il mezzo con il quale questo non gradimento viene manifestato è quello dell’interferenza attraverso la presunta lesione dei diritti umani, argomento forte soprattutto se riversato contro quei soggetti internazionali, che si fanno carico o a cui sarebbe deputato l’esercizio dell’applicazione e del controllo degli stessi. Secondo il re del Marocco, il paese sarebbe oggetto di una campagna denigratoria nella quale verrebbero favorite organizzazioni ostili al governo legittimo. Uno degli effetti da combattere è senz’altro uno sviluppo di una ribellione popolare che possa tentare di rovesciare la monarchia in carica, che ha tentato con fortune maggiori di quanto praticato negli stati vicini, riforme di maggiore apertura per la popolazione. Il timore di una sollevazione dietro la quale ci sarebbero movimenti integralisti radicali, si intravede in modo chiaro nelle dichiarazioni del monarca marocchino, ma, allo stesso tempo, si teme che questa eventuale rivolta possa provenire dalle conseguenze di azioni contrarie proprio a queste possibilità, messe in campo da potenze occidentali. Questo quadro sembra fare apparire il Marocco accerchiato da pericoli la cui provenienza è di tipo opposto, ma che potrebbe causare, addirittura la dissoluzione di una sua parte territoriale. Tuttavia se il Marocco non vuole affrontare da solo queste emergenze, deve cercare un dialogo maggiore, soprattutto con i soggetti internazionali, prima di tutto l’ONU, per sviluppare progetti comuni, soprattutto nel campo degli aiuti economici, medici e scolastici, da intraprendere nelle remote zone del Sahara e del Sahel, da dove possono venire i maggiori problemi con il terrorismo. Soltanto attraverso la messa in campo di tali azioni, si può contrastare il pericolo integralista, senza un uso massiccio delle forze armate, in modo da non ingenerare dubbi sulla reale applicazione dei diritti umani. Anche la questione della regolazione del flusso dei migranti, che partono dalla coste marocchine, deve essere concordata con le organizzazioni internazionali ed i paesi della sponda nord del Mediterraneo, che costituiscono le mete delle destinazioni. Per il Marocco più che scegliere atteggiamenti di chiusura, conviene intraprendere maggiori relazioni internazionali, che gli consentano di porsi come soggetto affidabile nella dialettica mediterranea prima e mondiale poi. Certo il problema delle pulsioni di indipendenza dei popoli tuareg è un problema annoso, che non può essere risolto in poco tempo, tuttavia una effettiva politica di autonomia potrebbe trovare aperture favorevoli in grado di diminuire una tensione, che da locale rischia di assumere dimensioni maggiori a causa della presenza ingombrante di Al Qaeda, che potrebbe giustificare, da parte dell’occidente, l’assunzione di misure poco gradite a Rabat.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento