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martedì 26 novembre 2013
L'Ucraina è un paese spaccato sulla adesione alla UE
I duri scontri che si sono verificati a Kiev, a causa del blocco dei negoziati per aderire all’Unione Europea da parte dell’Ucraina, rivelano, come già si sospettava, che il paese è letteralmente spaccato in due. Poco conta che la parte più produttiva della nazione sia quella che più spinge per entrare in Europa: la grave situazione economica del paese, troppo compromesso con la Russia, sembra dare poco margine di manovra all’esecutivo di Kiev. Negli scontri sono stati coinvolti anche membri del partito di Yulia Timoshenko ed ex ministri del governo da lei guidato. Proprio l’ex premier, ora in carcere, ha proclamato uno sciopero della fame contro la decisione di bloccare l’entrata in Europa. La palese difficoltà che sta attraversando il presidente Yanukovich è evidenziata dai continui e repentini cambiamenti di indirizzo sulla questione. Quando ormai la trattativa pareva sulla via della conclusione, la pressione di Mosca ha determinato la svolta negativa, tuttavia, Yanukovich, ha affermato che parteciperà lo stesso al vertice di Vilnius, che pareva diventato ormai inutile. La mossa ha lo scopo di placare la piazza e, nello stesso tempo, di tenere aperta una speranza per i fautori dell’Europa. Il Presidente ucraino ha anche annunciato di volere spiegare in maniera dettagliata, attraverso i mezzi di informazione, le ragioni che hanno bloccato l’adesione alla UE. In realtà la questione economica è la ragione preponderante: la Russia rappresenta il maggiore partner commerciale, sia per esportazioni che per le importazioni, poi ci sono Germania (non ha caso il maggiore sostenitore dell’ingresso di Kiev nella UE) e Cina. Con una crescita del PIL dello 0,3% nel 2012 ed un tasso di povertà del 24,3%, il rapporto con Mosca ha assunto un livello determinate che ha causato una stretta dipendenza dal Cremlino. Anche se Kiev volesse affrancarsi dall’influenza geopolitica della Russia, ed una parte consistente del paese è sfavorevole a questa eventualità, resterebbe sempre la subalternità economica, che la UE non sembra potere rimpiazzare. La paura che il deterioramento delle relazioni con la Russia metta in ginocchio il paese è concreta e l’Ucraina ha già provato, nei mesi scorsi, le misure punitive di Mosca sulle importazioni, proprio come arma di pressione per impedire l’accordo con la UE. Inoltre la grave situazione finanziaria dell’Ucraina necessita di nuovi prestiti per potere rifondere il vecchio indebitamento e le forniture di gas russo, che sono necessarie per non bloccare i processi produttivi, hanno costi più alti rispetto a quelli pagati dai paesi vicini a causa dei contratti più onerosi firmati dalla Timoshenko quando era primo ministro. La situazione è quindi molto più articolata di quello che sembra, interessi contrastanti sconfinano nei rispettivi campi politici ed il tutto è aggravato dallo stato di salute dell’ex primo ministro, che si trova in carcere con una condanna che la Corte Europea dei diritti dell’uomo ha definito illegale. Difficile comunque fare previsioni positive, soprattutto a breve termine, sul risultato del negoziato: senza aiuti corposi, che in questo momento la UE non sembra potersi permettere, l’Ucraina è destinata a restare nell’orbita russa, nonostante le proteste, che è facile prevedere, si intensificheranno.
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