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lunedì 16 dicembre 2013
I fatti della Corea del Nord allarmano il mondo
I recenti sviluppi, che riguardano gli assetti di potere della Corea del Nord, mettono in allarme il panorama internazionale. Dopo l’esecuzione, a tutti parsa improvvisa, di Jang Song, 67 anni, zio del leader di Pyongyang, Kim Jong-Un, la situazione del paese nordcoreano è monitorata costantemente, per quanto possibile. Le ipotesi che riguardano l’eliminazione fisica, oltre che politica, di Jang Song vertono sulla possibilità di un regolamento di conti interno al regime, con il chiaro intento dell’erede della dinastia al comando, di accentrare sempre più su di se tutto lì autorità dello stato, attraverso un accumulo di potere totale. Una delle ipotesi più probabili, secondo gli analisti, era che lo zio del dittatore, volesse dare una svolta, seppure moderata, di stampo capitalista alla nazione, aprendo, forse, il territorio nordcoreano ad imprese estere, per impiantare in loco reparti produttivi. La vittima della fucilazione era ritenuto una delle personalità più influenti del regime ad avere speciali rapporti con Pechino, tanto che, secondo alcuni era l’uomo di fiducia della Cina, l’unico alleato riconosciuto da Pyongyang e quindi l’unico paese capace di esercitare una qualche forma di influenza sulla sempre più isolata Corea del Nord. Se questo fatto venisse confermato potrebbero concretizzarsi i più grossi timori internazionali, specialmente statunitensi, di una Corea del Nord sfuggita ad ogni controllo e con la bomba atomica nel suo arsenale. Questi fatti hanno provocato una significativa salita della tensione a Seul, che teme concretamente delle provocazioni irresponsabili, che rendono impossibile qualunque previsione sugli sviluppi futuri della politica estera di Pyongyang. La preoccupazione di Washington è tale che ha esortato, non solo tutta la comunità internazionale a fare fronte comune contro la minaccia nordcoreana, ma in maniera speciale, oltre al Giappone ed alla Corea del Sud, alleati tradizionali degli USA, anche la Cina e la Russia, con le quali negli ultimi tempi i rapporti diplomatici non sono stati eccezionali, per intraprendere un percorso concreto di denuclearizzazione della penisola della Corea. L’obiettivo, non certo agevolmente percorribile, è quello di privare il dittatore di Pyongyang della capacità nucleare. Quello che preoccupa maggiormente, sia i gabinetti politici, che gli stati maggiori militari, è il carattere del leader nordcoreano che si sta rivelando sempre più impulsivo ed imprevedibile e quindi difficilmente interpretabile, soprattutto in condizioni di stress estremo, che potrebbero presentarsi in qualsiasi momento a causa delle difficili condizioni del paese. L’eliminazione del numero due del regime della Corea del Nord ha già provocato l’aumento della vigilanza e del dispiegamento militare da parte di Seul, lungo la linea di confine terrestre delle due Coree e nelle acque del Mar Giallo. Sembra difficile che gli appelli del Segretario di stato USA, John Kerry, possano essere inascoltati: il regime di Pyongyang rappresenta una minaccia troppo grossa alla pace ed agli equilibri regionali, tuttavia sembra difficile, che in questo momento, si possa andare oltre una fase di monitoraggio costante sull’attività nordcoreana; qualsiasi azione si volesse intraprendere contro Pyongyang, come, ad esempio, un inasprimento delle sanzioni, potrebbe scatenare reazioni impreviste, perché potrebbe essere interpretato come una ingerenza in affari strettamente interni. Un altro aspetto che preoccupa è quello che se Kim Jong-Un ha voluto sbarazzarsi dell’uomo più fidato della Cina, lo scopo potrebbe essere quello di uscire dall’influenza di Pechino oppure trattare con la Repubblica Popolare Cinese senza intermediari. Quello che è certo è che non è la prima volta che si assiste ad operazioni del genere nel paese nordcoreano, ma mai erano state colpite personalità così in alto nella scala gerarchica. Anche se esiste la possibilità che la fucilazione del numero due della Corea del Nord, sia dovuta ad affari esclusivamente interni, legati a lotte di potere tutte entro i livelli più alti della gerarchia, le implicazioni internazionali non possono rimanere estranee al riassetto di potere del paese. Il rischio concreto è quello di assistere ad una nuova escalation di minacce da parte di Pyongyang, che porti ulteriore disequilibrio in una zona del globo, già sottoposta a pesanti pressioni per il confronto tra Cina, Giappone e Corea del Sud, per la questione delle isole contese.
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