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lunedì 2 dicembre 2013
La situazione ucraina ed il declino della UE
La degenerazione della situazione in Ucraina fa temere sviluppi pericolosi nel paese. I dimostranti a favore dell’Europa, che si sono riversati nelle strade di Kiev in gran numero, come non accadeva dalla rivoluzione arancione, hanno attuato blocchi attorno alle sedi governative per impedire l’accesso ai funzionari dello Stato. I violenti scontri hanno causato diversi feriti, una cifra intorno ai 200, ma il governo ha negato di volere dichiarare lo stato di emergenza. Si tratta, con tutta evidenza, di una decisione presa con l’intento di calmare gli animi, senza esasperare una piazza tutt’altro che rassegnata. Secondo gli organizzatori delle proteste gli episodi di violenza sarebbero stati scatenati da elementi al di fuori dei manifestanti pacifici, ma da gruppi di provocatori per consentire alla autorità di avere una giustificazione per reprimere la protesta. Secondo alcune voci la Russia sarebbe pronta ad entrare ad aiutare le forze governative con i propri reparti anti sommossa, ma fonti ufficiali di Mosca hanno negato questa eventualità, che, se messa in atto, potrebbe provocare problemi a livello internazionale. Del resto la preoccupazione proveniente dalle capitali europee, registra che la questione ucraina ha abbondantemente valicato i confini nazionali, ben oltre il solo aspetto del mancato ingresso nella UE. Quello a cui si assiste è un chiaro ritorno, in chiave russa, dell’imperialismo sovietico, che non permette a quegli stati, formalmente indipendenti, che ritiene sotto la propria influenza, di affrancarsi dal giogo di Mosca, per abbracciare una nuova via. La Russia per i suoi interessi interni sta attuando una politica che travalica la sua sovranità, per soddisfare il mantenimento dell’egemonia sui paesi dell’ex URSS, sui quali riesce ad avere ancora argomenti convincenti: nel caso Ucraino si tratta del ricatto economico. Questa linea di condotta porta dei sicuri consensi a Putin sul piano interno, ma sul piano internazionale rischia di essere un disastro. I programmi di ritornare una super potenza si scontrano con le conseguenze di un isolamento che il caso ucraino può provocare e che sul lungo periodo potrebbero portare più svantaggi che opportunità. Resta pur vero che l’Ucraina non è tutta compatta nel perseguire l’ingresso in Europa, ma è divisa in modo profondo. Se ora nelle strade ci sono i favorevoli alla UE è perché questa soluzione è stata scartata dal governo, ma nell’eventualità di una situazione invertita, non è difficile pronosticare una protesta altrettanto dura. Lo stesso presidente ucraino tiene un atteggiamento ambivalente, riconoscendo che il mancato ingresso in Europa è dovuto alla situazione economica, che peggiorerebbe sensibilmente senza gli aiuti russi, riconosce la pressione di Mosca, ma, nello stesso tempo, afferma che farà di tutto per portare il paese all’interno dell’area di Bruxelles. Tuttavia se questo sarà possibile è difficile fare una previsione sul quando e sul come. Nel disegno di Putin non è ammissibile perdere alcun pezzo dell’ex Unione Sovietica in favore di altri soggetti internazionali, ma questo non impedisce di trattare affari con gli stessi stati della UE, che spalancano i loro palazzi alle materie prime ed alla liquidità russa. Putin viene condannato sul piano morale, ma in modo discreto e questo atteggiamento, almeno per il momento, lo rafforza nella convinzione di potere agire indisturbato negli affari interni di uno stato che ritiene debba essere ancora sotto il controllo del Cremlino. Si tratta di una situazione che mette in risalto come la UE, intesa come soggetto internazionale abbia sempre meno peso nel panorama diplomatico, ma venga considerata ancora e malgrado tutto, come un mercato potenzialmente ricco. Il caso ucraino, quindi deve fare riflettere i burocrati di Bruxelles ed i governanti dei paesi UE, sul ruolo che intendono dare ed assumere ad una Europa sempre più in declino.
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