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giovedì 5 dicembre 2013

L'Egitto verso una nuova costituzione

La nuova costituzione che l’Egitto si appresta a sottoporre a referendum popolare si confronta con un paese molto diviso ed ancora percorso da violenze, una situazione che l’azione del governo dei militari non è riuscita a pacificare. L’elaborazione di quella che potrà essere la nuova legge fondamentale della nazione egiziana, è stata fatta in un momento storico particolarmente difficile, sia per la situazione politica, che per la crisi economica e sociale, che, pur già presenti, si sono acuite con il rovesciamento del governo islamista legittimamente eletto. Il referendum costituzionale sarà un esame molto attento per valutare i sentimenti del popolo egiziano, soprattutto di quella parte legata al mondo dei partiti confessionali, che sono stati oggetto di duri provvedimenti, come la messa fuori legge del movimento dei Fratelli Musulmani. Il documento elaborato dalla commissione composta da 50 rappresentanti della società del paese, pur avendo eliminato la definizione di stato islamico, ha lasciato una definizione piuttosto vaga di quello che può significare partito religioso, lasciando, di fatto la possibilità di esistenza di queste formazioni basate sull’islamismo e, di conseguenza, ha permesso il mantenimento di un canale di dialogo tra il governo laico, i militari e gli appartenenti ed i simpatizzanti per i movimenti religiosi. Si tratta, senz’altro, di un estremo tentativo di recuperare un confronto bruscamente interrotto con l’arresto di Mursi e sempre rifiutato sulla base della illegittimità di quello, che per gli islamisti, è ritenuto senza dubbio alcuno, un colpo di stato militare. Tuttavia, proprio dalla parte più importante dell’area politica religiosa, il movimento dei Fratelli Musulmani, arriva il respingimento ufficiale del testo costituzionale elaborato, perché considerato senza legittimità. Continua così, sullo stesso metro di confronto, il rifiuto del dialogo con il governo in carica, determinando un sostanziale blocco di quella che dovrebbe essere la dialettica politica. A questo stato di cose contribuisce il fatto che non è ancora chiaro come i Fratelli Musulmani, pur con tutta la loro importanza nel paese, possano, ed in quale forma, partecipare alle prossime elezioni legislative e presidenziali, giacché tutto il loro stato maggiore risulta in carcere. Non è neppure visto in modo favorevole l’impostazione della nuova costituzione, che elimina il carattere religioso della precedente legge fondamentale, che si concretizza nel fatto che la legittimità delle leggi non deve più essere sottoposta alla conformità della Sharia, ma riguarda la competenza della Corte Costituzionale, sul modello delle costituzioni occidentali. Naturalmente l’esercito che è il soggetto forte della politica egiziana, mantiene le sue prerogative, grazie al provvedimento che tutela il ministro della Difesa, il cui processo di nomina o di decadenza, prevede che il Presidente consulti il Consiglio Supremo delle Forze Armate; si comprende come, in questa maniera, si rafforzi il ruolo dell’organismo militare fin dal dettato costituzionale. Inoltre uno dei punti più contestati è la possibilità per i civili di essere processati da corti militari in determinati frangenti, dispositivo che fornisce ulteriore potere alle forze armate ed è oggetto di pesanti critiche da quella parte laica maggiormente politicizzata, come i giovani rivoluzionari, che hanno inizialmente appoggiato la caduta di Mursi, schierandosi con il governo espressione dei militari. Vi sono infatti campagne, provenienti da questa parte politica, che sono contrarie alla nuova costituzione, perché troppo imperniata sul ruolo delle forze armate. Ma, se da un lato queste critiche sono condivisibili, specialmente sul piano teorico, occorre riconoscere, che le forze armate sono l’unico soggetto politico in grado di contrastare la deriva islamista che aveva preso il paese, calpestando i diritti delle minoranze, con un uso distorto della vittoria elettorale. L’impressione è che la società egiziana, contraria ad una impostazione confessionale del paese, pur rendendosi pienamente conto dello sbilanciamento di potere a favore dei militari, alla fine scelga per quello che viene considerato il male minore, in attesa della maturazione della società verso una maggiore democratizzazione del paese, in sostanza aspettando tempi migliori. Questi aspetti sono condivisi sostanzialmente anche dagli addetti ai lavori, che riconoscono al nuovo testo una maggiore protezione dei diritti e delle libertà, come la parità di genere, messa in forte dubbio dal governo islamista, i diritti dei bambini, il rispetto dei trattati internazionali sui diritti umani. Si tratta di elementi importanti, il cui esplicito riconoscimento costituisce un passo avanti, anche se il ruolo troppo importante dato ai militari e la possibilità di leggi più restrittive, come quelle relative alle manifestazioni, costituiscono seri dubbi sull’indirizzo della completa democratizzazione della nuova costituzione.

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