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lunedì 2 dicembre 2013

L'Iran auspica un incontro con l'Arabia Saudita

La politica estera iraniana continua nel suo programma di cambiamento. Dopo il risultato raggiunto nel vertice di Ginevra, Teheran prova a convincere il paese, oltre ad Israele, più riottoso nei propri confronti: l’Arabia Saudita. Le due nazioni sono divise da una inimicizia storica, che affonda le sue radici nelle questioni di natura religiosa, rientranti nel confronto, sempre più attuale ed acceso, tra sciti e sunniti. Queste ragioni hanno portato ad una vera e propria competizione per la supremazia all’interno della religione islamica. Ma sono le questioni geopolitiche, che hanno influenzato maggiormente ed in senso negativo, i rapporti tra i due stati. Soprattutto, negli ultimi tempi, la questione siriana ha visto i due paesi schierati su fronti diametralmente opposti, con gli iraniani ha sostenere il regime di Assad, la cui alleanza è ritenuta fondamentalmente strategica per Teheran ed i sauditi a supportare l’opposizione sunnita, nel tentativo di estendere la propria influenza sul paese siriano. L’attuale visita del ministro degli esteri iraniano, Mohammad Javad Zarif , nei paesi del Golfo si propone di normalizzare i rapporti tra il paese iraniano e le monarchie sunnite. In questo viaggio diplomatico saranno toccati soltanto il Kuwait ed il Qatar, ma l’esigenza di compiere una visita in Arabia Saudita è stata sottolineata dallo stesso ministro, anche se, per ora, non è previsto alcun incontro ufficiale tra i due stati. Quanto affermato dal responsabile della politica estera di Teheran appare una apertura di grande importanza per gli equilibri della regione, sempre potenzialmente in bilico, non a caso il ministro degli esteri iraniano ha parlato espressamente della necessità di promuovere la pace e la stabilità di tutto il medio oriente. Il fatto che vi siano già dei contatti avviati con stati tradizionalmente alleati dei sauditi, come, appunto, il Kuwait ed il Qatar, rappresenta un punto di partenza non certo irrilevante nel quadro delle relazioni diplomatiche complessive regionali. Tuttavia il vero nodo cruciale è che venga superata la diffidenza tra i due stati più importanti, che sono quelli che possono decretare lo spostamento degli equilibri generali. Quello che appare dalle intenzioni del nuovo governo di Teheran è l’esigenza di uscire da un isolamento che provocato la rovina dell’economia; il passo che è stato compiuto verso gli stati del Golfo rappresenta una completa svolta, rispetto all’esecutivo precedente e non è da escludere che dietro questa mossa, assolutamente impossibile fino a pochi mesi prima, non vi sia un accordo o, quanto meno, un suggerimento da parte di Washington. I rapporti tra gli USA e l’Arabia Saudita si sono deteriorati con il mancato attacco al regime di Damasco e con la firma degli accordi di Ginevra, tuttavia per gli Stati Uniti l’Arabia resta un alleato molto importante, il cui rapporto potrebbe essere recuperato proprio grazie ad una distensione con l’Iran. Si tratta di una triangolazione non impossibile che avrebbe il merito di portare entro binari di più facile gestione anche la questione religiosa all’interno dell’Islam, che rappresenta un fattore di primo piano per la stabilità della regione. Certamente un ruolo chiave della vicenda riguarderà l’atteggiamento che Teheran vorrà mantenere sia nella questione siriana, sia negli sviluppi delle vicende dell’Iraq, perché ciò che è più temuto dalle monarchie del Golfo è il pericolo di un aumento dell’influenza iraniana nell’ambito regionale. Se i rapporti tra Iran ed Arabia Saudita dovessero trovare nuovi equilibri ad essere più isolato sarebbe quindi Israele, che, riguardo al paese iraniano ha posizioni simili con l’Arabia, specialmente per quanto riguarda la questione nucleare. Dietro tutta la questione non si può non intravvedere un disegno americano, che persegue una pacificazione o almeno un equilibrio meno instabile nella zona mediorientale.

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