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Politica Internazionale
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martedì 7 gennaio 2014
L'India aumenta il suo arsenale nucleare
Il programma di armamento dell’India, inquadrato nella volontà del paese di acquisire sempre maggiore peso nell’arena internazionale, procede in modo spedito. Il paese indiano avrebbe effettuato il quarto test positivo del vettore nucleare Prithvi II, un missile con un raggio d’azione di circa 350 chilometri e con la capacità di trasportare una testata di mezza tonnellata. Ma Nuova Delhi ha già nel suo arsenale missili che hanno una gittata di 3.000 chilometri, l’Agni III, di 4.000 chilometri, l’Agni IV e di 5.000 chilometri, l’Agni V; si tratta di vettori tutti in grado di trasportare armamenti atomici, mentre viene sviluppato il progetto dell’Agni VI, un missile di grande portata capace di trasportare un carico multiplo di ogive nucleari, per moltiplicarne il potere distruttivo. La volontà dell’India di entrare nel ristretto numero delle grandi potenze passa, quindi, oltre ad uno sviluppo economico molto intenso, attraverso un programma di armamento ambizioso e costoso, mentre nel paese continuano ad essere presenti grandi squilibri sociali, con il fenomeno endemico della povertà niente affatto sconfitto. Nel quadro dell’analisi dello scenario internazionale, l’India ha intensificato il suo programma di armamento, aumentando i propri arsenali nucleari, anche per fronteggiare la costante minaccia pachistana e la più recente minaccia cinese. Quella con il Pakistan è una rivalità ormai storica, che si sta ora sviluppando su di un equilibrio del terrore, in quanto entrambi gli stati sono potenze nucleari. L’equilibrio tra i due paesi, sempre molto fragile, potrebbe subire un grave colpo proprio a causa dei recenti test indiani, che riguardano un razzo capace di coprire una distanza che pare studiato apposta per minacciare il paese pachistano. Se Islamabad dovesse rispondere alla provocazione, non tanto in senso pratico, quanto in quello politico, si assisterà ad un legame ancora più stretto tra la capitale pachistana e Pechino, già molto vicine perché accomunate dalla comune avversione verso l’India. Proprio la Cina sembra l’altro bersaglio preventivo della politica di armamento indiana. Pechino, ormai capitale della superpotenza antagonista degli Stati Uniti, ha intrapreso una politica di armamento con un budget enorme, ciò ha prodotto, negli stati che potenzialmente possono essere nemici della Cina, tra cui proprio l’India, una reazione, che ha visto una corsa agli armamenti sempre più serrata. Infatti, non è solo Nuova Delhi ha percorrere la via del riarmo, ma è in buona compagnia con Giappone e Corea del Sud. SI può tranquillamente sostenere che la situazione degli armamenti mondiali appare molto più pericolosa in questo momento, rispetto alla guerra fredda dove vi erano solo due protagonisti, che concentravano nei loro arsenali gli ordigni nucleari. Attualmente, invece, si sta assistendo ad una proliferazione e moltiplicazione delle bombe atomiche, che risultano in mano ad una pluralità di soggetti, che ne determina la maggiore pericolosità. L distanza di Pechino con l’India è di circa 3.000 chilometri, ed è proprio da questa distanza che partono le potenzialità dei vettori indiani a lunga distanza. Le contrarietà sul commercio internazionale e la concorrenza industriale sempre più spinta, tra i due paesi ha sviluppato una necessità in entrambi di proteggere i propri interessi mediante la creazione di missili sempre più sofisticati, che sappiano costituire una minaccia concreta per l’avversario. Ma l’aumento di queste possibilità di offesa, è banale dirlo, aumenta la probabilità che vi sia un malaugurato incidente, anche in ragione del possesso di tali ordigni da parte di soggetti internazionali del tutto imprevedibili, come la Corea del Nord. Si tratta dell’ennesimo nefasto effetto della globalizzazione, che non ha distribuito ricchezza alle popolazioni coinvolte nel processo di crescita economica, se non in minima parte, ma ha contribuito alla proliferazione degli armamenti nucleari, sviluppati proprio con i guadagni della crescita economica a doppia cifra. Anche il ruolo degli USA, che spesso si sono calati nella parte di gendarmi del mondo, appare ridimensionato dallo sviluppo e dalla diffusione degli armamenti nucleari: se da un lato, Washington critica queste politiche praticate dagli avversari, con gli alleati non può che favorirla, giacché risulta funzionale alla politica stessa degli Stati Uniti, che non possono, neppure potenzialmente, fronteggiare da soli una tale diffusione di armamenti atomici in campo avverso. Quello che si annuncia è una riproposizione dell’equilibrio del terrore, ma non più tra due soli punti, ma dato da un insieme di forze vettoriali, ognuna con la sua direzione, sempre più difficile da controllare e bilanciare.
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