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mercoledì 29 gennaio 2014
Nella trattativa per la Siria si parla di governo di transizione
L’opposizione siriana giudica positivamente, che durante il negoziato per la questione siriana, si sia parlato apertamente e per la prima volta, di governo di transizione. Su questa opzione è in corso una cruciale diversità di vedute da parte delle due compagini sedute al tavolo delle trattative. Mentre per l’opposizione il governo di transizione dovrebbe entrare subito in funzione, in modo da interrompere i combattimenti e favorire l’apertura dei corridoi umanitari, per il governo di Damasco un eventuale esecutivo, in grado di governare il passaggio di consegne, dovrebbe prendere il potere alla fine del conflitto. Si tratta di due visioni diametralmente opposte, che si differenziano volutamente per i tempi in cui il governo di transizione dovrebbe iniziare a governare il paese. La questione dei tempi è essenziale per Assad, che è interessato ad allontanare l’entrata in vigore di un esecutivo di transizione per guadagnare tempo e terreno sui ribelli. Gli interessi opposti non favoriscono la condizione della popolazione, tuttavia i ribelli considerano molto positivo il fatto che si sia arrivati a menzionare ufficialmente questa eventualità. L’istituto di una autorità governativa di transizione era previsto già nel negoziato chiamato Ginevra 1, tenutosi nel giugno 2012. La contrarietà di Damasco è legata, oltre a fattori pratici, anche alla necessità di definire terroristi le forze di opposizione, in modo da screditarle di fronte al panorama internazionale, tentativo ormai inutile dopo le prove prodotte sulle torture compiute dalle forze regolari. Nonostante il rifiuto dei negoziatori di Assad, gli stessi hanno iniziato a ragionare sul testo di Ginevra 1 e questo, anche se è presto per dirlo con sicurezza, può consentire nuove aperture alle trattative in corso. Una trattativa impostata per un passaggio indolore delle competenze di governo, in un quadro di pacificazione, anche relativa, potrebbe consentire almeno un cessate il fuoco in grado di garantire l’assistenza umanitaria alla popolazione, che non è più procrastinabile; questa esigenza dovrebbe essere quella alla base delle trattative, soprattutto da parte delle Nazioni Unite, che devono coinvolgere anche in modo maggiore le grandi potenze per un intervento umanitario direttamente sul terreno, che non può esulare dalla presenza di forze di pace in grado di garantire l’assoluta sicurezza per i soccorsi.
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