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mercoledì 26 febbraio 2014

The U.S. is for the territorial integrity of Ukraine

La NATO probabilmente adotterà una dichiarazione in favore dell’integrità territoriale dell’Ucraina. Si tratta di un vero e proprio passo politico che l’azionista di maggioranza dell’alleanza atlantica, gli USA, ha imposto per tutelare i propri interessi espansivi verso l’est europeo. Dal lato pratico la questione riguarda la volontà della Crimea, repubblica autonoma dell’Ucraina a maggioranza russa, di proclamare un referendum per sancire in modo ufficiale quella che pare una decisione scontata, l’annessione della regione alla Russia. Mosca spinge per questa soluzione in virtù della appartenenza etnica della popolazione al ceppo russo, circa il 67% e per la presenza della propria base navale principale, situata a Sebastopoli, il cui porto è stato ceduto in affitto, prima fino al 2017 e poi con un accordo del 2010, fino al 2042. Tra Mosca e Kiev è in vigore un trattato di cooperazione risalente al 1997, dove la Russia si è impegnata a non avanzare alcuna pretesa sul territorio della Crimea, donata dall’URSS all’Ucraina nel 1954, in piena epoca sovietica. Tra la NATO e l’Ucraina sono in corso accordi di cooperazione, l’esercito di Kiev ha partecipato alla missione afghana dal 2003 al 2005, ma il paese dell’est non è ancora inquadrato formalmente nell’alleanza atlantica, anche se vi sono diversi precedenti di esercitazioni militari in comune. Appare chiaro come Washington intenda contrastare la Russia sul proprio territorio, o su quello che Mosca ritiene la sua sfera di influenza naturale; l’intenzione degli USA è di ridurre le potenzialità russe per concentrarsi poi sul dualismo con la Cina, ma per fare ciò la questione ucraina deve essere risolta velocemente, scavalcando la politica, ritenuta troppo cauta, dell’Unione Europea. Non potendo agire in maniera troppo diretta lo strumento usato è quello della NATO. Già in precedenza l’alleanza atlantica ha giudicato positivamente il ruolo dell’esercito ucraino che si è rifiutato di scendere in piazza per attuare la repressione, tuttavia a Bruxelles, sia lato NATO, che lato UE, si è ben consci che la situazione è tutt’altro che normalizzata, soprattutto in attesa delle nuove elezioni. Per gli USA è importante che Kiev mantenga il controllo sulla Crimea per avere un controllo diretto sui movimenti della flotta russa e, soprattutto, sulla sua base logistica più importante. Questa dichiarazione, però, rischia di fare precipitare i rapporti tra USA e Russia, esasperando la tensione. La presenza fisica degli armamenti e degli uomini di Mosca in Crimea, dei quali si parlava di movimenti sospetti di blindati, potrebbe fare compiere qualche mossa azzardata alla Russia, in nome della difesa della popolazione. Resta pur vero che la determinazione della maggioranza dei cittadini della Crimea va nella direzione di una annessione volontaria alla Russia. La questione appare quindi di difficile soluzione e portatrice di potenziali pericoli per la stabilità internazionale. Forse per evitare una degenerazione la soluzione migliore sarebbe proprio quella di dare la parola alle urne e prospettare anche una separazione del territorio dell’attuale Ucraina, con la Crimea verso Mosca ed il resto, nel caso di risultato favorevole, verso l’Europa. Se per la UE questa soluzione potrebbe andare bene, non è gradita a Washington, dove si preferisce mettere la Russia all’angolo. Si tratta però, di una condotta che appare troppo rischiosa in un momento nel quale il nazionalismo russo ha un peso specifico piuttosto alto nella politica interna del paese. Appaiono così troppo interessate le motivazioni della NATO, che vede l’integrità ucraina un bene anche per la Russia, che non vedrebbe situazioni di instabilità proprio sulle sue frontiere. Questo nuovo fronte di disagio internazionale rischia di diventare molto rilevante ed avere ripercussioni pesanti anche su altri scenari; se l’intenzione è quella di forzare la mano per umiliare la Russia, gli Stati Uniti hanno completamente sbagliato strategia forzando troppo la mano. Per mantenere la stabilità della regione, peraltro già abbondantemente compromessa, occorre lasciare qualcosa alla Russia e questo non può essere che la Crimea

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