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venerdì 7 marzo 2014

La necessità sempre più urgente di riformare il Consiglio di sicurezza dell'ONU

Non c’era bisogno di conferme, ma la crisi ucraina mette ancora una volta in evidenza l’inutilità del Consiglio di sicurezza dell’ONU, l’organo internazionale deputato alla discussione ed alle soluzioni per difendere la sicurezza internazionale e la stabilità mondiale, dalle minacce che si presentano. La soluzione dovrebbe essere una ridiscussione delle competenze e degli accessi ai seggi, permanenti e no, che sappia ridefinire le attribuzioni, le competenze e la capacità di intervento, nella gestione delle crisi. In sostanza appare sempre più necessaria una riforma strutturale che cambi le modalità di affrontare le situazioni critiche e superi la logica, sia del veto, che dei membri permanenti. Non si tratta di distruggere l’ONU, che è l’unico canale di discussione mondiale sempre aperto, anche se spesso largamente, non solo insufficiente, ma inutile, quanto di riformarlo con criteri rispondenti alle logiche attuali, che non corrispondono più alla situazione che si è creata alla fine del secondo conflitto mondiale. Se l’ONU deve percorrere il mantenimento della pace non deve essere sottostare ad un uso distorto dello strumento del veto, esercitato in funzione dei singoli interessi statali, anziché dell’interesse generale. I paesi, con seggio permanente e con il diritto di veto hanno dimostrato di non sapere gestire la necessità di tutelare i diritti e la pace mondiale, soprattutto perché all’interno dei loro stessi confini gli stessi diritti non sono tutelati. La potenza che detengono, attraverso il diritto di voto, ha spesso bloccato in inutili trattative il destino di milioni di persone, che non hanno potuto usufruire, nel corso della storia recente, della giusta tutela, per la quale l’ONU stessa era nata. La mancanza cronica dell’applicazione del diritto internazionale, non tutelata da quei paesi che dovevano farlo, attraverso l’esercizio della loro attività nella sede del Consiglio di sicurezza li ha delegittimati da occupare, almeno in modo stabile, quella posizione. Gli stessi paesi, d‘altra parte, si sono fatti portatori del cambiamento, anche se con modalità differenti, verso il fenomeno della globalizzazione, che rappresenta l’esatto contrario di una oligarchia internazionale quale è l’attuale assetto del Consiglio di sicurezza. Per scardinare questa situazione ed assicurare una divisione ed una condivisione del potere che sappia coinvolgere anche gli altri stati è necessaria una profonda revisione dei regolamenti che sovrintendono al funzionamento delle Nazioni Unite. Del resto questa esigenza è già stata rappresentata da più parti, anche in periodi di maggiore tranquillità internazionale, proprio per prevenire i futuri malfunzionamenti del sistema. Tuttavia, se USA e Russia, che ora stanno vivendo uno dei massimi periodi di tensione dalla fine della guerra fredda, sono su posizioni internazionali distanti, sull’argomento della revisione del Consiglio di sicurezza, sono perfettamente allineate e così la Gran Bretagna e la Cina, sul mantenimento dello status quo. Questo fatto è però inaccettabile proprio in ragione dei risultati, scarsi, conseguiti fino ad ora. Se il caso ucraino rappresenta un situazione molto grave con violazione del diritto internazionale manifesta, ma allo stesso tempo pone interrogativi fondamentali sul diritto di autodeterminazione dei popoli, altri casi meno appariscenti hanno la necessità quotidiana di essere trattati. Le crescenti emergenze dovute alla carestia, ma anche alla sistematica violazione dei diritti umani in diverse parti del mondo, non possono essere liquidate con dichiarazioni di buone intenzioni, ma hanno la necessità di un approccio concreto che possa fornire soluzioni anche in tempi rapidi. La prevenzione delle situazioni di emergenza, poi, appare letteralmente lasciata la caso. Soltanto organismi più snelli con capacità concreta di intervento possono agire con dei risultati. Lo snellimento delle procedure burocratiche rappresenta il primo passo, conseguente, però ad un coinvolgimento politico differente e maggiore di tutti i paesi membri. Un sistema di rotazione periodica dei seggi nel Consiglio di sicurezza, costituita da una proporzione equilibrata delle varie tendenze mondiali che possa prendere decisioni a maggioranza, l’esclusione definitiva dei seggi permanenti e la costituzione di una sorta di governo mondiale con propri dicasteri, con competenze ben definite oltre le quali non possa travalicare, pare la soluzione più appropriata, specialmente se giunta alla creazione di un organismo capace di dare forma certa al diritto internazionale e coadiuvato da corti giuridiche in grado di sanzionare in modo certo l’infrazione a livello di stato, prima ancora che di singolo. La discussione deve essere però maggiormente sentita soprattutto da quelli stati o organismi sovranazionali, come la UE o la Lega Araba, che possono, con la loro influenza avviare in modo concreto un progetto di riforma che abbia come prima finalità l’efficacia e la praticità delle Nazioni Unite.

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