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martedì 15 aprile 2014

Il clima elettorale afgano è di ampia riconciliazione

Il clima elettorale afgano è completamente differente dall’ultimo appuntamento con le urne, dal quale uscì vittorioso Karzai. Il presidente uscente fu allora accusato di brogli elettorali per arrivare alla vittoria, ma ora il clima è nettamente più disteso. Nel primo turno, malgrado i risultati siano ancora incerti, si delinea una situazione dove l’ex ministro degli affari esteri, Abdullah, ha ottenuto il 41,9 %, mentre l’economista Ghani avrebbe raggiunto la percentuale del 37,6. Se questi dati saranno confermati il paese tornerà alle urne per il ballottaggio. La divisione del voto è stata su base geografica e tribale: Abdullah ha ottenuto i maggiori consensi al nord, abitato dai tagiki, mentre Ghani ha guadagnato la supremazia nel meridione del paese, la zona popolata dai pashtun. Al centro del dibattito elettorale vi è ancora la riconciliazione con i talebani e la ricerca di una nuova armonia con il paese vicino con il quale l’Afghanistan ha avuto più contrasti: il Pakistan. Sul fronte della pacificazione con i talebani, non sembra vi sia la disponibilità dei due candidati alla rinuncia della salvaguardia dei diritti umani, che verrebbero intaccati nel caso di accoglimento della principale richiesta dei movimenti talebani: l’applicazione della legge islamica. Il livello di applicazione e di riconoscimento dei diritti ottenuto con immani sacrifici non giustifica un ritorno al passato in nome di una pace instabile. Per risolvere questo problema l’eliminazione delle divergenze con il Pakistan, diventa uno strumento essenziale. Anche per Islamabad il problema dei talebani rappresenta una emergenza statale. Fino ad ora i due paesi si sono reciprocamente accusati di sostenere i gruppi talebani presenti nello stato opposto, alimentando, di fatto, una guerriglia capace di tenere in apprensione i due paesi. Ma l’elezione del primo ministro pachistano Sharif, ha visto un mutamento di rotta, infatti il problema talebano viene ora inquadrato all’interno del più ampio problema del fondamentalismo. Con questo nuovo paradigma non dovrebbe essere difficile trovare una intesa tra i due paesi per emarginare e sconfiggere almeno quelli che sono i gruppi più estremi e che fanno uso della lotta armata come strumento di pressione sui due governi. Per fare ciò è necessaria una nuova visuale dei rapporti tra i due paesi, che Ghani ha definito dovere diventare molto simile al rapporto instaurato tra Francia e Germania alla fine del secondo conflitto mondiale. I due candidati si sono detti anche d’accordo per il mantenimento di un contingente americano, seppure ridotto, per agevolare il mantenimento della pace degli equilibri del paese. Perfino per Karzai, che pure ha avuto pesanti scontri con i due candidati e specialmente con Abdullah, si intravede ancora un futuro da protagonista nella vita politica ed istituzionale dell’Afghanistan, ancora da definire ma di sicura rilevanza e non semplicemente amministrativo. I due candidati, ancora lontani dalla campagna elettorale per il ballottaggio, hanno affermato di avere rispetto l’uno dell’altro, riconoscendosi rispettivamente di operare per l’interesse nazionale.

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