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giovedì 17 aprile 2014

La Russia spinge per il federalismo in Ucraina

Per una possibile risoluzione della questione ucraina i negoziati che si tengono a Ginevra presentano una situazione singolare riguardo alla Russia, Mosca, infatti, è isolata sul piano internazionale, ma detiene una posizione di forza innegabile rispetto alle controparti. L’occidente appare diviso, con gli USA che spingono per le sanzioni, mentre nella UE, i membri più influenti sono restii a concederle, perché sotto la costante pressione di lobby di interessi, che, in qualche caso, si sono costituite in comitati contro le sanzioni a Mosca. La Russia, che ufficialmente è alla finestra in attesa degli sviluppi, ma in realtà è sospettata di avere inviato propri membri dei servizi segreti ad aiutare i filorussi, spinge per la soluzione federale, sulla quale costruire l’assetto dello stato ucraino. Si tratta di una invasione di campo vera e propria nella sovranità di uno stato straniero, ma che combacia con quelle che sono le richieste dei filorussi dei territori ucraini orientali. Kiev ha dei buoni motivi per opporsi a questa soluzione, che potrebbe rappresentare il primo passo per un distacco di questi futuri stati membri verso la Russia. La strategia di Mosca è quindi ben delineata ed è sul medio o lungo periodo, una caratteristica che potrebbe permettergli di evitare ritorsioni troppo pesanti nell’immediato, come accaduto per la Crimea. L’obiettivo primario è di consentire ai filorussi di acquisire uno status ben determinato, sul quale poi lavorare per creare i presupposti per una eventuale annessione alla Russia. Il fallimento delle operazione anti terrorismo, come sono state definite da Kiev, contro i ribelli filorussi, che hanno occupato importanti centri di potere ucraino, fornisce alla Russia un ulteriore vantaggio: presentarsi di fronte ai negoziati senza avere praticamente influito sull’insuccesso ucraino. Per Mosca, d’altronde, restava ugualmente preminente tenere aperti i canali di comunicazione con l’occidente, per evitare di cadere nel più completo isolamento diplomatico. Inoltre Mosca ha anche evitato di continuare a chiedere la partecipazione ai negoziati di Ginevra dei rappresentati autonomisti. Questo fatto è molto significativo perché dimostra come Mosca non tema più l’isolamento al tavolo delle trattative ed è pienamente conscia della sua forza anche sul piano internazionale, nonostante resti da sola nella sua battaglia. La posizione dell’Ucraina, obbligata dagli eventi, si è molto ammorbidita nei confronti delle popolazioni orientali, fatto commentato positivamente dal Cremlino, e si è pertanto concentrata principalmente sulla richiesta del ritiro dell’ingente numero di truppe russe presenti sul suo confine. Per come si stanno mettendo le trattative Mosca potrebbe anche accontentare Kiev facendo una bella figura quasi a costo zero; il rischio, infatti, che quelle truppe possano servire appare sempre più distante. Se la soluzione federale dell’assetto istituzionale ucraino è nettamente un risultato favorevole a Mosca, al momento rappresenta la via più veloce ad una pacificazione della regione. Kiev dovrà essere sufficientemente abile a costruire un impianto statale che sappia tutelare le ragioni dell’insieme dello stato nella sua interezza. In questo potrebbe sfruttare la paura russa di nuove sanzioni a carico di un sistema economico in recessione come quello russo. Per fare ciò occorre però un governo forte e stabile e molto più autorevole di quello ad interim attuale. Senza queste condizioni l’Ucraina rischia concretamente di diventare un paese diviso, con i territori orientali sempre più verso la Russia e quelli occidentali verso la UE. Ma lo scenario attuale vede una maggiore radicalizzazione del confronto tra USA e Russia, con la posizione della UE sempre più sfumata in virtù di interessi economici sostanziosi e condivisi tra Bruxelles e Mosca. Se il fronte occidentale non rischia di rompersi, può essere soggetto a crepe che la Russia potrà sfruttare, soprattutto, nei confronti dei rapporti tra i membri più importanti della UE, che sono anche i più industrializzati ed hanno concreto bisogno delle materie prime russe; tuttavia il Cremlino non deve sottovalutare la pressione che gli ex stati sovietici stanno esercitando sulla NATO, proprio per il timore di una nuova espansione russa; anche se questo pericolo appare remoto, gli USA potrebbero sfruttare queste pressioni per intensificare sia le sanzioni, che la presenza militare americana nel vecchio continente nei paesi che appartenevano al Patto di Varsavia. Washington potrebbe usare le paure degli stati dell’Europa orientale a proprio uso e consumo per perseguire i propri interessi nel vecchio continente aumentando la tensione con il Cremlino. Come si vede alla soluzione della vicenda ucraina si è già oltre e sui rapporti tra le due superpotenze della guerra fredda si possono esprimere previsioni non buone.

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