Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
Politica Internazionale
Cerca nel blog
martedì 22 aprile 2014
La Siria verso le elezioni presidenziali
La Siria, sempre martoriata dalla guerra civile, si prepara alle elezioni presidenziali del 3 giugno prossimo. Secondo le diplomazie internazionali, che non si collocano vicino al regime di Damasco, la consultazione elettorale sarà una farsa che consentirà ad Assad di proseguire a restare al comando del paese, la condanna proviene soprattutto da Gran Bretagna e Stati Uniti, che hanno definito il regolamento elettorale una presa in giro della democrazia. Anche la Coalizione nazionale di opposizione parla di farsa circa le prossime elezioni, dato che non è assicurato al popolo siriano di esercitare il diritto di voto a causa delle perduranti condizioni del conflitto che condizionano in maniera pesante la vita dei cittadini. Assad proviene da due elezioni plebiscitarie dove era presente come candidato unico: nel 2000 fu eletto con il 97,29% dei consensi, mentre nel 2007 ottenne la percentuale del 97,62% dei voti. Con la nuova costituzione approvata nel 2012 il diritto alla candidatura passiva è stato esteso ad altri candidati, che, però, devono avere dei determinati requisiti, che rendono la competizione ancora una volta a vantaggio del presidente uscente. Infatti per presentarsi alle elezioni presidenziali, un candidato deve avere vissuto in Siria per almeno dieci anni ininterrottamente ed avere il sostegno di almeno 35 membri del parlamento. Con la prima condizione si eliminano tutti i potenziali candidati facenti parte dell’opposizione che sono stati costretti all’esilio all’estero, con la seconda si salvaguarda la candidatura di Assad in modo sicuro, dato che la maggioranza del parlamento è saldamente in mano al regime. Come si vede queste condizioni non possono in alcun modo facilitare un processo di pace e di distensione e non consentono neppure di mettere la figura di Assad, nonostante tutto, in una nuova chiave di lettura, come elemento di transizione per un passaggio di potere che possa consentire di evitare una deriva integralista islamica allo stato siriano. Il calcolo di Assad è che nella guerra civile la divisione estrema tra l’opposizione democratica e fondamentalista, possa giocare a suo favore; questo elemento è stato senz’altro vero fino ad ora ed è stato il fattore maggiore che ha consentito al regime di Damasco di mantenere il potere. Su queste stesse basi Assad intende mantenere il suo ruolo centrale nello stato con l’obiettivo di mantenere il potere. Ma questo assunto a gioco lungo sembra sempre più improbabile, considerando anche il fatto che alla fine della guerra civile la Siria resterà un paese totalmente distrutto e difficilmente Assad potrà essere il protagonista della ricostruzione. Questa decisione rischia così di esacerbare gli animi e chiudere ad una possibile, anche se lontana, soluzione di dialogo, almeno tra il regime e l’opposizione democratica. Un ulteriore aspetto che non permette di giudicare imparziali le elezioni è il fatto che Damasco controlla una porzione di territorio dove si concentra la maggioranza della popolazione ancora presente in Siria, si tratta del 40% del territorio dove si addensa circa una percentuale tra il 60 ed il 70% degli abitanti; questo dato permetterà al regime un controllo sulle operazioni di voto sia preventivo che successivo che non potrà che suscitare contestazioni; mentre dal canto loro i ribelli, nel loro insieme e quindi frammentati possono controllare la restante parte della popolazione acui si devono sommare coloro che sono all’estero. La vittoria scontata di Assad non potrà che deprimere tutti gli sforzi che si stanno compiendo al tavolo delle trattative, dove dopo il 3 giugno Assad o i suoi rappresentanti, potranno sedere con una vittoria elettorale frutto di una usurpazione della democrazia, ma che sarà sicuramente appoggiata da Russia ed Iran, portando ulteriori elementi di confusione in un clima già ampiamente degenerato.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento