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mercoledì 9 aprile 2014

La strategia della Russia per uscire dall'isolamento e mantenere i suoi obiettivi

Il ministro degli esteri russo, Lavrov, ha confermato la disponibilità di Mosca alla partecipazione a negoziati sulla questione ucraina, con gli USA e la UE, ma proponendo anche la partecipazione delle regioni russofone, ad est di Kiev, dove la tensione resta alta per i contrasti e gli scontri tra le autorità ucraine e le formazioni che mirano ad una unione con la Russia. Questi territori sono meno legati, anche storicamente a Mosca, per una minore penetrazione della popolazione russofona, bilanciata da una presenza di ucraini considerevole. Si tratta di regioni dove l’influsso, anche culturale, di Mosca è inferiore, tuttavia dietro alle sollevazioni, che allo scopo di staccare queste zone dal paese ucraino non può non esserci un tentativo sul modello di quello della Crimea. Schiacciata dalla riprovazione internazionale ed anche dalle sanzioni, Mosca cerca di accreditare in maniera ufficiale i rappresentanti dei movimenti filorussi al tavolo delle trattative, in modo da fornire una rilevanza internazionale a soggetti che ne sono ovviamente sprovvisti. La tattica della Russia, in questo momento è quella di fermare l’azione militare e lasciare il posto alle trattative internazionale per ripulire l’immagine del paese e riuscire ad aggirare l’ostracismo internazionale, portando al tavolo dei negoziati le istanze dei popoli che Mosca ha difeso. Difficilmente però queste proposte potranno essere accettate dagli occidentali e dalla stessa Ucraina, che ha visto violata la sua integrità territoriale e ravvisa in questo tentativo una ennesima prevaricazione da parte dei russi. Senza la presenza dei rappresentanti russofoni dei territori orientali dell’Ucraina, se la Russia si siederà al tavolo diplomatico, lo farà in estrema solitudine, ragione per la quale i negoziati potrebbero fallire ancora prima di incominciare. Questa possibilità potrebbe rappresentare una tattica studiata a tavolino per consentire a Mosca di affermare di avere proposto delle soluzioni non accettate dagli interlocutori occidentali e quindi rigettare su questi paesi la responsabilità del fallimento delle trattative. Questo, però, potrebbe consentire alla Russia di guadagnare tempo per organizzare una ulteriore invasione del territorio ucraino nelle zone orientali, dove, tra l’altro sono presenti giacimenti minerari. Intanto nelle regioni filorusse il governo ucraino ha lanciato una operazione antiterrorismo, che mira proprio a scoraggiare eventuali colpi di mano sul tipo della Crimea. La protezione dei palazzi governativi e delle caserme è al centro di questa operazione, che ha suscitato le proteste di Mosca, che la interpreta come una misura contro i filorussi. Questo aspetto potrebbe provocare nuove reazioni da parte della Russia, come inviare nuovamente nelle regioni ucraine militari privi di segni di riconoscimento, ma facilmente riconducibili alle forze militari russe. La situazione, come si vede, si è di nuovo fatta pericolosa per i continui pericoli di degenerazione del confronto. Con questo scenario anche un incidente, non certo poco probabile, potrebbe contribuire alla deflagrazione di scontri ben più importanti, che metterebbero in pericolo il difficoltoso processo di pace. La sensazione è però, che Mosca cerchi di allontanare queste possibilità , almeno nell’immediato, per riacquistare un profilo internazionale più accettabile. Il Cremlino non può però dare l’impressione di arretrare troppo, se l’obiettivo Crimea è ormai raggiunto, la sensazione di posizione di fermezza anche per la tutela delle popolazioni filorusse delle regioni orientali non deve venire meno. Tutt’altra storia è se questa volontà sarà seguita effettivamente da fatti concreti: Mosca potrebbe ottenere il secondo obiettivo che si era imposta: la neutralità dell’Ucraina ed insieme forme di tutela per le posizioni russofone, assumendo una posizione più conciliante durante le trattative e ritirando le sue truppe dai confini. In questo modo potrebbe portare a casa i risultati prefissati insieme ad uno stato di ripresa dei contatti con gli USA e l’occidente, anche in vista di una ripresa delle trattative per la questione siriana e per il nucleare iraniano. Questi temi, infatti, consentirebbero alla Russia di mantenere una centralità nelle relazioni internazionali, che in questo momento è venuta meno per la vicenda dell’invasione della Crimea. Per Putin più che le sanzioni economiche, comunque malviste dagli oligarchi per i loro effetti immediati, la mancanza di una rilevanza internazionale nuoce molto all’immagine di superpotenza che vuole dare al paese. Dovrà essere, infatti, questa la leva che più dovranno usare i paesi occidentali, per riportare la situazione alla stabilità.

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