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lunedì 12 maggio 2014
Gli scenari che si aprono dopo i referendum dell'Ucraina orientale
L’esito scontato, ma temuto, dei referendum delle regioni orientali ucraine si è puntualmente verificato. A Donetsk l’89% degli elettori ha proclamato l’indipendenza dell’importante regione mineraria, mentre a Lugansk è stato ben il 96% ad approvare l’indipendenza da Kiev. Per le istituzioni ucraine le consultazioni referendarie sono state una farsa, ed in effetti le modalità tecniche di svolgimento sembrerebbero avvalorare questa tesi. Gli elenchi degli elettori mancavano e sono stati sostituiti da vecchi albi elettorali, le schede su cui si è votato erano fotocopie ed in molti casi gli elettori hanno votato più di una volta, esercitando un diritto di delega non ammissibile in consultazioni ufficiali. La presenza di molti uomini armati senza segni identificativi e l’assenza di osservatori neutrali aggravano ancora di più le condizioni ed il clima in cui si è votato; infine sono diverse le notizie di brogli avvenuti in sede di scrutinio. Anche per gli USA e la UE questi referendum non hanno alcun valore legale, tuttavia è impossibile negare il valore politico e pratico sulla condizione di due territori fondamentali per la già disastrata economia ucraina e per la stessa integrità territoriale di Kiev. Le dichiarazioni di indipendenza dall’Ucraina, che hanno subito seguito l’esito referendario, aumentano di molto la tensione nella zona e costituiranno un fattore di sicuro aggravamento della situazione. Mentre la Russia ufficialmente tace, ma approva il risultato delle urne, occorrerà vedere quali saranno gli scenari che si apriranno da ora in poi. Resta difficile credere che l’Ucraina assisterà ancora passivamente alla sottrazione di suoi territori, come accaduto con la Crimea. Nelle regioni orientali non vi è alcuna base russa, che renda inattaccabile queste zone, anche se aldilà dei confini vi sono ammassate le truppe di Mosca. A Kiev sta però sempre più maturando una corrente contraria all’eccessiva diplomazia e favorevole ad azioni militari. Questa tendenza, che si registra in crescendo nell’esercito, si è formata nella convinzione che se l’Ucraina avesse reagito subito a quella che è ritenuta una ingerenza russa, non avrebbe subito la perdita di sovranità che sta ora patendo. Occorre tenere conto che si è in una fase immediatamente successiva agli scontri di Odessa e nelle regioni orientali, le stesse in cui si è organizzato il referendum fuori dallo stato. Mosca, con l’esito del voto di domenica, ha raggiunto il proprio obiettivo e cioè la formazione di una motivazione per cui agire: l’autodeterminazione della popolazione filorussa, che giustificherebbe un intervento in sua difesa. Ma arrivata a questo punto, Mosca potrebbe allentare la presa per non pregiudicare troppo i rapporti con l’occidente e provocare sanzioni che andrebbero a colpire in modo serio un paese in una fase di industrializzazione all’avvio. Per essere vincente la strategia di Mosca ora avrebbe bisogno di una situazione più stabile e pacificata, su cui agire nel lungo periodo per favorire una annessione morbida, tramite una iniziale conformazione federale dei territori orientali ucraini verso Kiev, da cui fare discendere la volontà di separatismo. L’accelerazione impressa dai referendum, al contrario potrebbe obbligare Mosca ad essere in condizione di essere chiamata in causa per difendere i filorussi da una iniziativa militare dello stato ucraino. Questa eventualità potrebbe provocare un allontanamento di Mosca dai suoi propositi ed assicurare soltanto un appoggio diplomatico ai filorussi, senza prevedere l’impiego di personale militare. Se ciò si verificasse e Kiev intendesse riprendere il controllo dei propri territori i filorussi risulterebbero abbandonati a se stessi esponendo il Cremlino in una ottica di debolezza. Putin pare avere previsto questo scenario con la cautela con cui aveva accolto l’iniziativa dei referendum i giorni prima del voto, ma ora si trova davanti al fatto compiuto, una situazione che pare essere sfuggita di mano al capo del Cremlino. Si entra così in un territorio di totale incertezza, che, però, potrebbe favorire una soluzione, almeno temporanea, di un accordo che possa limitare eventi tragici. Sarà fondamentale, a questo scopo, vedere il risultato delle elezioni ucraine dal quale dovrà scaturire il nuovo governo, fino allora tutto potrà accadere e la situazione non sarà affatto stabile.
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