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giovedì 8 maggio 2014
Ucraina: la germania spinge per una nuova conferenza di Ginevra
La cancelliera tedesca Merkel cerca di essere la protagonista di una svolta diplomatica della questione ucraina. Malgrado il fallimento della prima conferenza di Ginevra, dove la Germania fu una dei maggiori fautori, senza conseguenze apprezzabili sul tentato processo di pace, Berlino rilancia una seconda edizione dell’incontro svizzero, inquadrandolo come una unica possibilità per evitare una escalation armata. Preso atto della mancata riuscita del primo incontro, la Merkel opta per una azzeramento delle posizioni attuali delle parti in causa, per una nuova partenza da zero. Se l’intenzione è lodevole, pare obiettivamente difficile, che questa condizione possa avverarsi, a fronte dei tragici sviluppi della situazione e delle ripetute violazioni del diritto internazionale da parte dei russi. Tuttavia le discussioni con gli USA e con la Russia sono iniziate al fine di trovare una data per l’organizzazione degli incontri, che possano favorire una soluzione politica, con lo scopo principale di fare tacere le armi. La soluzione tedesca si incentra sullo svolgimento di libere elezioni nella data del 25 maggio, che dovrebbero delegittimare i referendum proclamati dai filo russi. Se sulla carta questa strategia può essere condivisa, nella pratica pare difficile assicurare uno svolgimento sicuro di una consultazione elettorale, nei territori orientali, non condivisa da gran parte della popolazione; anzi, al momento, una elezione proclamata da Kiev potrebbe contribuire ad alzare la tensione e provocare nuovi episodi di violenza. Tenere delle elezioni in Ucraina, attualmente sarebbe possibile soltanto con una forza di interposizione neutrale, sotto l’egida dell’ONU, capace di mantenere l’ordine e di evitare qualsiasi scontro tra le parti. Questa condizione non è però possibile perché non pare ci siano volontari, aldilà di qualche dichiarazione di intenti, tra cui quella del ministro della difesa italiano, ed anche perché Mosca negherebbe nel senso più assoluto qualsiasi soluzione del genere nella sede del Consiglio di sicurezza. L’intenzione tedesca sarebbe quella di rafforzare il ruolo dell’OCSE in Ucraina, ma il precedente del rapimento degli ispettori non autorizza a confidare molta fiducia in questa soluzione. Dal lato politico l’espediente elettorale sarebbe reso a rafforzare Kiev per levare ogni legittimazione ai referendum dei filo russi, ma l’esito delle urne potrebbe essere accettato da Mosca a seconda del risultato e non farebbe comunque cambiare idea al Cremlino sull’autodeterminazione della popolazione filo russa. La partecipazione ad una nuova conferenza di Ginevra potrebbe, invece, servire alla Russia per guadagnare tempo per pensare soluzioni che possano permettere al paese di uscire dall’isolamento diplomatico, mentre per Washington per cercare vie d’uscita all’attuale situazione di stallo. In questa fase Mosca pare essersi resa conto, che la situazione gli è sfuggita di mano nella gestione dei ribelli, tuttavia non è intenzionata a rinunciare alla condizione della partecipazione, alla nuova conferenza, dei rappresentanti dei ribelli dei territori orientali ucraini. Questo argomento pone una seria pregiudiziale sull’effettivo svolgimento degli incontri, giacché lo scopo di Mosca è di imporre la presenza di partecipanti che non hanno alcuna legittimazione, ne diplomatica, ne popolare conseguente ad elezioni, ma rappresentano soltanto movimenti contrari a Kiev di fatto costituiti in modo autonomo e fuori da ogni percorso legale ed istituzionale vigente. Tale partecipazione potrebbe andare a creare un precedente in analoghe situazioni future. Ma questo intento di Mosca è funzionale alla volontà di influire sul processo istituzionale futuro che potrebbe crearsi in Ucraina; non è un mistero che la Russia spinga per un ordinamento federale fortemente orientato alla tutela delle autonomie, che possa favorire, con tempi eventualmente più favorevoli, un distacco morbido di questi territori verso il Cremlino. In definitiva la partita dell’Ucraina orientale si gioca su questi argomenti, accantonata l’escalation militare, Mosca punta ad una soluzione a lei più favorevole con una tempistica più lunga. Questo obiettivo si scontra però, con la volontà di Kiev di riappropriarsi dei propri territori, ristabilendone la propria sovranità. Dal punto di vista di Kiev, ma anche del diritto internazionale, si tratta di una posizione ampiamente legittima, che si scontra con la resistenza armata dei filo russi, da cui sono nati gli ultimi episodi di violenza. L’attivismo tedesco nasconde, oltre alle buone intenzioni, degli oggettivi interessi economici della Germania, che punta ad est per espandere il suo mercato e trovare sempre più vantaggiosi mezzi di produzione; sulle responsabilità, almeno indirette della Germania, sulla partenza della crisi ucraina non si è ancora approfondito il discorso sulle volontà di Berlino di guardare sempre più ad est. Guardando in questa direzione si potrebbero comprendere forse meglio le pressioni della Germania per aprire una nuova conferenza di Ginevra e ridare una qualche stabilità a Kiev.
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