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giovedì 10 luglio 2014

Cina ed USA cercano di allentare le tensioni reciproche

Sulla base che due superpotenze devono trovare un terreno d’intesa basato sui comuni interessi, anziché rimarcare le proprie differenze è avvenuto l’incontro bilaterale a Pechino, tra il presidente cinese Xi Jinping e il Segretario di Stato americano, John Kerry. Le delegazioni di Cina ed USA, che si riuniscono una volta all’anno in un forum congiunto, che ha come obiettivo il mantenimento del dialogo tra i due paesi, si sono ritrovate dopo un periodo nel quale i rispettivi rapporti sono stati attraversati da numerose tensioni. Tuttavia i risultati degli incontri hanno permesso di portare ad uno stato di avanzamento le trattative per la stesura di un trattato di reciproca protezione degli investimenti, la riduzione delle emissioni inquinanti e, soprattutto, hanno avviato la discussione delle questioni di sicurezza regionale, che sono state alla base degli scontri diplomatici tra Pechino e Washington. La consapevolezza condivisa, che uno stato di tensione tra i due stati possa evolversi in qualcosa di più pericoloso, sia per Cina ed USA, che per l’intero pianeta, ha portato i rappresentanti dei rispettivi paesi al convincimento della necessità di accantonare gli schemi dello scontro frontale a favore di una maggiore collaborazione. Si tratta di una base di partenza interessante per sviluppare una relazione pacifica da cui fare discendere la stabilità del sud est asiatico, vero nodo delle controversie. La Cina teme, che attraverso la politica espansionistica americana nell’area asiatica del Pacifico e del Mar Giallo, gli USA possano cercare di limitare l’azione di Pechino. In realtà, per l’amministrazione Obama, la questione è centrale, tanto da fare spostare l’attenzione principale della Casa Bianca verso questa regione dalle aree che normalmente sono state soggette ad un maggiore controllo americano. La ragione è duplice: da una parte si tratta di mercati, sia sul piano produttivo che su quello commerciale, con potenziali enormi e non ancora espressi; dall’altra si tratta di territori strategici sia per il passaggio dei traffici marittimi, che di importanza enorme dal punto di vista strategico e militare. Nella regione, inoltre vi sono alleati storici degli USA, Giappone e Corea del Sud, ma anche nuovi alleati, come il Vietnam, che reclamano la presenza americana, dopo che la Cina ha investito ingenti somme sul riarmo delle proprie forze armate. Viceversa la Cina ritiene l’area quasi una sua zona esclusiva, almeno dal punto di vista delle relazioni internazionali e non ne ammette la presenza statunitense. Ad aggravare i rapporti sono poi arrivate le contese di diverse isole, che rivestono un chiaro interesse strategico, non solo tra la Cina ed altri paesi come Giappone e Corea del Sud, ma che riguardano anche la linea delle acque territoriali. Tutti questi fattori hanno provocato ed innalzato la tensione tra Washington e Pechino, dopo che la capitale americana si è schierata, sia dal punto di vista diplomatico, che militare con gli alleati della regione. Tutte queste questioni sono tutt’altro che risolte ed il forum di Pechino non le ha certamente superate, aldilà delle dichiarazioni di Kerry, che parlano con favore della nascita di un paese pacifico e che smentiscono la volontà americana di contenere l’espansionismo cinese. Tuttavia l’incontro non può che registrarsi come fatto positivo perché pone le fondamenta per un processo di stabilizzazione, ancorché difficile, ampiamente necessario proprio per conservare i buoni rapporti tra i due maggiori stati del pianeta, da cui, per forza di cose, discende la pace globale.

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