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venerdì 4 luglio 2014

Il riavvicinamento tra Arabia Saudita ed USA, condizione essenziale per gli equilibri irakeni

La dissoluzione delle forze armate irakene, che hanno abbandonato, con circa 2.500 effettivi, la zona di confine con l’Arabia Saudita, ha determinato lo schieramento di circa 30.000 soldati di Riad Lungo il confine con l’Iraq. Si tratta di una frontiera lunga circa 800 chilometri, che può presentare diversi punti deboli per penetrare nel territorio saudita da parte delle forze dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante. Pur essendo una possibilità remota, per la disparità delle forze in campo e per la determinazione delle forze armate dell’Arabia Saudita, che non corrono il pericolo di dissoluzione che riguarda quelle irakene, la disposizione rappresenta alla perfezione come il governo saudita non sottovaluti la minaccia degli integralisti islamici, ormai al di fuori da ogni controllo internazionale. In realtà il tessuto sociale saudita, posto sotto un ferreo controllo da parte del governo centrale, non dovrebbe rappresentare un terreno di coltura adatto a recepire le istanze dei jihadisti. In Arabia Saudita vige una applicazione severa della legge islamica e la maggioranza della popolazione è di matrice sunnita, le uniche dimostrazioni contrarie al regime sono venute dalla minoranza scita, che, tuttavia, non è disposta ad allearsi con gli integralisti sunniti, neppure per sollevare il proprio stato sociale discriminato in Arabia Saudita. Quello che teme Riyad è più una pericolosa vicinanza con gli estremisti dello stato islamico dell’Iraq e del Levante, che potrebbero compiere azioni dimostrative isolate contro il territorio saudita. Questa situazione ha comunque un risvolto rilevante nella politica estera della regione, costituendo una occasione concreta di riavvicinamento tra Arabia Saudita ed USA, i cui rapporti sono da tempo tesi per il sempre maggiore avvicinamento di Washington con Teheran. I due governi, attraverso una conversazione telefonica avvenuta tra i loro leader, hanno convenuto la necessità urgente di trovare nell’immediato un accordo che sappia favorire la formazione di un governo di unità nazionale nello stato irakeno. Entrambi i paesi sono contrari alla divisione dello stato dell’Iraq, che potrebbe favorire la formazione di una entità statale scita, che finirebbe sotto l’inevitabile controllo dell’Iran. Questa eventualità potrebbe sovvertire gli equilibri regionali attuali a sfavore dei sauditi. Il favore americano a mantenere lo status quo potrebbe essere un terreno di incontro proficuo per una rinnovata collaborazione tra l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti, proprio in funzione di una alleanza contro l’avanzata dell’esercito dello stato islamico dell’Iraq e del Levante. In passato la profonda divisione sulla condotta da tenere contro Assad ha determinato strategie differenti, spesso opposte, tra i due paesi, che hanno contribuito all’allontanamento dei due alleati. I finanziamenti ed i rifornimenti in armi e materiali provenienti dall’Arabia sono andati in maniera maggiore verso formazioni integraliste, alcune delle quali hanno, verosimilmente, costituito la base di quello che ora è divenuto lo stato islamico dell’Iraq e del Levante. Occorre ricordare che la facile penetrazione di questa organizzazione in territorio irakeno, era un obiettivo risaputo e, oltre a non essere stato contrastato a sufficienza, è stato favorito da un atteggiamento americano a dir poco dilettantesco circa la gestione del ritiro delle proprie forze armate, giunto ad una politica tutta a favore degli sciti non controllata adeguatamente da Washington. La ragione di ciò va inquadrata nelle promesse elettorali di Obama e, forse, nel cercare di accontentare Teheran in un’ottica di collaborazione per la questione atomica. Insomma per cercare di raggiungere altri obiettivi, si è perso di vista il quadro di insieme, e le sue ricadute nello scenario internazionale complessivo, degli effetti della direzione presa dalla politica interna irakena. La situazione attuale è quindi figlia di una azione non coordinata tra alleati ed una politica interna disastrosa, che ha estromesso i sunniti dalla partecipazione al controllo del paese. Un rinnovato accordo tra sauditi ed americani costituisce la condizione essenziale per riportare i territori del paese sotto la propria sovranità, ma ciò rappresenta soltanto la condizione iniziale per un processo di stabilizzazione irakena, da cui può discendere parte della responsabilità degli equilibri

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