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martedì 22 luglio 2014

La necessità di sanzioni europee contro la Russia

La tragica fine dell’aereo malese costringerà i componenti della UE a rivedere le singole posizioni che hanno composto il quadro troppo eterogeneo di Bruxelles, incapace di trovare un indirizzo comune per elaborare una risposta univoca al comportamento della Russia. La maggiore probabilità consiste nel fatto che i ribelli filorussi abbiano colpito il volo di linea con armamenti forniti da Mosca e, malgrado i maldestri tentativi del Cremlino di imputare a Kiev la responsabilità dell’accaduto, ciò mette i paesi europei, pur nei loro differenti atteggiamenti verso la Russia, a dare una reazione capace di sanzionare Mosca. Attualmente la spaccatura è netta, con i paesi dell’est, che appartenevano al blocco di Varsavia, che hanno sempre sostenuto la necessità di risposte forti capaci di limitare il nazionalismo russo, dall’altra gli stati occidentali, che più per interessi economici mai espressamente dichiarati, hanno tenuto un atteggiamento più conciliante, facendolo passare per una soluzione diplomatica più indicata alla risoluzione del caso. In realtà circa le palesi violazioni russe al diritto internazionale non vi è stato, da parte degli stati europei occidentali, l’adeguato riconoscimento del reato, ma una politica troppo conciliante con Mosca, che, tuttavia, doveva mettere in conto un peggioramento della situazione. Anche senza le vittime civili di paesi che con la questione ucraina non avevano a che vedere, dovevano essere sufficienti le vittime nelle zone contese per elaborare una strategia di contenimento della crisi. Deve, però, essere anche specificato che gli stessi Stati Uniti, pur sollecitati dai membri della UE e della NATO precedentemente appartenenti alla zona di influenza sovietica, hanno tenuto un profilo basso verso Mosca, che non è servito a limitarne l’azione. Le sanzioni americane hanno riguardato singoli personaggi e poco altro, provvedimenti ben lontani dal fare desistere la Russia dalla sua azione espansiva. La volontà di non scontrarsi con il Cremlino, non tanto dal punto di vista militare, ma soprattutto da quello politico e diplomatico ha ottenuto l’opposto dell’effetto desiderato. In quest’ottica il tragico fatto dell’aereo malese assume i connotati di una circostanza collaterale, ma che ben segnala l’elevato livello di pericolo raggiunto dalla questione per gli equilibri regionali e mondiali. Le resistenze di Regno Unito, Germania, Francia ed Italia derivano da necessità finanziarie, economiche ed energetiche, che legano, attraverso contratti commerciali importanti, questi paesi con la Russia; se l’iniziale atteggiamento che prediligeva il dialogo, poteva essere senz’altro compreso, il fallimento di questa strategia impone una revisione dei rapporti diplomatici con il Cremlino: se neppure un fatto come l’abbattimento di un aereo di linea contribuisce a fare cambiare la docilità dell’Europa occidentale, il prestigio di questi paesi e, di conseguenza della UE, risulterà inevitabilmente compromesso. Il risultato da conseguire è la rinuncia ai piani russi di destabilizzare l’Ucraina, che ha già pagato il pesante prezzo della sottrazione della Crimea, ed il raggiungimento della pace nella regione. Inevitabilmente il primo passaggio sarà individuare le responsabilità di quanto accaduto all’aereo malese, ma questo aspetto, irrinunciabile, potrebbe irrigidire ancora maggiormente Mosca, se sarà accertata la sua responsabilità dell’accaduto. Un eventuale negoziato non si annuncia quindi agevole ed è per questo che la Russia deve essere sottoposta a sanzioni efficaci che la costringano a ritirare l’appoggio e le armi ai ribelli filorussi. Putin deve subire un isolamento diplomatico che lo riduca a più miti consigli, attraverso il boicottaggio delle imprese russe ed il blocco delle forniture tecnologiche, da cui la Russia dipende sempre più per portare avanti la sua industrializzazione. Per fare ciò non basta la volontà degli stati europei orientali, ma occorre che quelli occidentali aumentino la loro pressione anche andando incontro a reciproche ritorsioni di tipo economico. Per fare ciò occorre una politica unitaria in ambito europeo, che tuteli i singoli stati che si espongono in attività sanzionatoria internazionale, una occasione per sviluppare una strategia complessiva per il futuro, dato che queste situazioni saranno potenzialmente sempre più presenti nella panoramica internazionale in uno scenario globale sempre meno contraddistinto da punti fermi ma condizionato da situazioni in continua evoluzione, determinate da attori internazionali con sempre nuovi obiettivi.

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