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martedì 9 settembre 2014
Il Segretario di stato degli Stati Uniti, cerca di formare una ampia alleanza contro lo Stato Islamico
L’obiettivo più urgente della politica estera americana è quello di costruire una coalizione più ampia possibile contro lo Stato Islamico, per sconfiggere l’avanzata terrorista nel medio oriente. Il Segretario di stato John Kerry sta perseguendo questa meta con una vera e propria offensiva diplomatica, capace di aggregare la gran parte delle nazioni confinanti con il califfato. Si tratta di coinvolgere paesi che sono anche su fronti opposti, ma che sono comunque interessati, per vari motivi, alla sconfitta dello Stato islamico dell’Iraq e del Levante. Gli incontri previsti riguardano i rappresentanti delle monarchie del Golfo, della Giordania, dell’Egitto e della Turchia. La prova, per Kerry, non sarà facile, visto che dovrà conciliare posizioni opposte su aspetti non secondari, come l’atteggiamento verso i Fratelli musulmani, osteggiato da Egitto ed Arabia, ma opposto da parte di Turchia e Qatar. Un capitolo a parte riguarda l’Iraq, che deve trovare una sintesi politica al suo interno, che permetta una equa rappresentanza tra sciti e sunniti, in modo da affrontare la minaccia dello Stato Islamico in maniera unitaria. Un ruolo determinante di aiuto per il Segretario di stato USA potrà essere quello dell’Egitto, che ha saputo ritagliarsi una parte sempre più rilevante nelle trattative che riguardano i problemi della regione: prima nel difficile negoziato tra Israele e Palestinesi, durante e dopo i fatti di Gaza, dopo nel coordinamento dei paesi arabi contro il califfato; a questo proposito l’asse con l’Arabia Saudita sembra essere la novità più rilevante, dopo che tra i due paesi, a seguito dell’elezione di Mursi era non erano intercorsi buoni rapporti. Questo dialogo privilegiato con l’Arabia, che può vantare Il Cairo, può essere determinate per Washington, in quanto l’alleanza con la monarchia saudita non è più la stessa dopo l’avvicinamento americano all’Iran. L’importanza di un accordo efficace tra i paesi arabi è determinate per la sconfitta del califfato, ancora di più, che il pur necessario, appoggio europeo. Una reale condivisione dell’obiettivo di sconfiggere definitivamente lo Stato Islamico, necessita del convinto appoggio dei paesi della regione, sia dal punto di vista religioso, che politico e che tattico. L’aspetto della religione, infatti, è stato tenuto in grande considerazione nella strategia globale, nella quale rientra la condanna della massima autorità religiosa egiziana, che ha diffidato pubblicamente gli uomini del califfato ad ispirarsi al Corano ed al Profeta. La Lega Araba, quale organismo sovranazionale dei paesi arabi, ha già assicurato la propria intenzione di appoggiare ogni tentativo di contenimento dello Stato Islamico e di appoggiare l’Iraq contro il califfato. Anche l’Iran ha accolto con soddisfazione l’evoluzione della politica interna irakena, che sta cercando di creare una unità, necessaria per affrontare la crisi. Questo aspetto rivela come anche a Teheran sia sentito il problema sempre crescente della minaccia dello Stato Islamico, soprattutto per fedeli ed i siti sciiti, che può favorire l’accantonamento di profonde divisioni con gli stati sunniti, coinvolti dagli USA nella costruzione di una alleanza contro il califfato. Nonostante tutte queste buone prospettive il lavori di Kerry è ancora arduo perché riveste carattere di urgenza: la grave situazione per la popolazione e la crescente influenza dello Stato Islamico, impongono soluzioni rapide, che non possono aspettare i tempi lungi della diplomazia. La necessità di affiancare sul terreno uomini dei paesi musulmani alle forze curde e dell’esercito regolare irakeno, contro gli uomini dello Stato Islamico, si rende sempre più impellente; nonostante le ripetute azioni dal cielo dell’aviazione militare statunitense, senza un presidio del territorio che possa togliere al califfato l’attuale sovranità politica e militare la vittoria è impossibile.
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