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lunedì 29 settembre 2014

La Bulgaria alla vigilia delle elezioni divisa tra Europa e Russia

Mentre si avvicinano le elezioni, previste per il 5 ottobre, la Bulgaria è attraversata a sentimenti favorevoli alla Russia. Storicamente il paese bulgaro, quando era nel blocco sovietico, era l’alleato più fedele nel Patto di Varsavia per Mosca; questo favore per la Russia non pare si sia attenuato con l’entrata della Bulgaria nella UE e nella Alleanza Atlantica. Secondo alcune stime, ben il 40% della popolazione è contrario alle sanzioni economiche, che Washington ha imposto al Cremlino, mentre soltanto il 13% sarebbe favorevole. Una recente manifestazione del partito filorusso ha registrato 7.000 presenze. Gli organizzatori di questo avvenimento sono stati i componenti del partito ultranazionalista, che ha cercato di trovare consensi tra i nostalgici dell’amicizia con Mosca. Questo stato di cose non è sfuggito alle autorità di Mosca, che hanno la necessità di creare una breccia all’interno degli alleati degli Stati Uniti. Favorire la preferenza per la Russia è facile anche per la grave situazione economica del paese bulgaro, che resta in fondo alla classifica dei redditi europei. Nonostante la UE sia il principale finanziatore di Sofia, la percezione dei cittadini bulgari non è completamente favorevole a Bruxelles, proprio per il mancato sviluppo, imputabile, però, almeno in parte alle condizioni strutturali dell’economia del paese in cronico ritardo. Mosca cerca di sfruttare questa situazione, che crea disagio sociale, aggiungendo, come ragione ulteriore, la questione culturale che accomuna i due paesi, entrambi di religione ortodossa e  che usano lo stesso alfabeto. Si tratta di argomenti di non poco conto, che potrebbero permettere a Mosca di usare la Bulgaria come piattaforma mediatica per fare filtrare la versione del Cremlino dall’interno della UE.  Tra le forze politiche locali, la tensione tra Usa e Russia potrebbe essere una occasione da sfruttare per stimolare i nostalgici dei legami con Mosca, ma anche per usare la leva della possibile ricaduta nell’influenza russa, vista da una parte della società come un passo indietro nella storia.  I socialisti promettono una politica equilibrata, esclusivamente nell’interesse del paese; programma che può volere dire tutto e niente, ma che probabilmente significa una sostanziale equidistanza che possa permettere un guadagno da ambo le parti, una sorta di pericolosa strategia che potrebbe causare nel paese derive di tipo ucraino. Una visione più razionale è quella che vede la Bulgaria ispirarsi ad un modello di gestione di tipo tedesco, secondo il programma della destra, dove l’influenza di Berlino potrebbe esercitarsi come espansione economica delle aziende tedesche alla ricerca di manodopera a buon mercato, naturalmente un tale assetto escluderebbe qualsiasi commistione con Mosca. L’estrema destra, di matrice anticomunista, si è espressa in maniera contraria ad un accordo con la Russia. In ogni caso la Bulgaria non appare ancora del tutto integrata nell’Unione Europea a causa di numerosi fattori presenti nel paese che ne impediscono uno sviluppo verso gli standard occidentali e, proprio, l’aspetto culturale ne rappresenta uno degli aspetti più determinanti. I segnali di simpatia verso la Russia costituiscono un allarme da non sottovalutare, ne dagli USA, ne dalla UE; nonostante le ridotte dimensioni della popolazione, che conta circa 7.500.000 di abitanti, la posizione geografica del paese resta strategica, sia per lo sbocco sul Ma Nero, che per i confini con la Turchia. Ma più che l’aspetto geopolitico pare più interessante come l’esempio bulgaro insegni che l’inclusione nella UE, sia un processo ben lontano dall’essere terminato: le basi dell’adesione a Bruxelles sono state soltanto di tipo economico, mentre quelle politiche e sociali sono state troppo a lungo trascurate, favorendo pulsioni di contrarietà all’istituzione comunitaria europea e di favore ad uno stato che non ha lasciato un bel segno, in senso democratico. Questo scenario rivela come sia necessario il cambio della politica della UE, variando i propri parametri per una inclusione più convinta e funzionale alla reale unificazione del vecchio continente. 

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