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martedì 2 settembre 2014

Le incognite per Mosca nel ruolo di grande potenza

I timori ucraini, sull’evoluzione della loro contesa con la Russia, sono di una guerra che potrebbe causare un alto numero di vittime, un conflitto dentro il continente europeo tale da ripetere i drammi della seconda guerra mondiale. Certamente è bene tenere conto in modo adeguato questo scenario, anche se un allargamento di un confronto che oltrepassi l’Ucraina è difficilmente verificabile. Tuttavia la dichiarazione di Putin, che sarebbe in grado di prendere Kiev in poco tempo, è sicuramente vera, se l’Ucraina fosse lasciata sola. Ma non è questo quello che intende fare l’occidente. La creazione di una forza militare internazionale, proposta dalla Gran Bretagna, sembra essere , al momento, il deterrente più concreto ai propositi di Mosca, tuttavia, il possibile  schieramento di soldati stranieri in Ucraina, apre uno scenario nel quale le soluzioni diplomatiche potrebbero essere scavalcate, anche perché insufficienti, se non da un conflitto aperto, da una situazione di equilibrio instabile, che potrebbe potenzialmente innescare uno scontro aperto. In realtà nessuna delle due parti vuole arrivare a quel punto e quella che si sta delineando sta diventando sempre più una guerra di nervi. Per il Cremlino la cosa più importante è uscire dalla vicenda senza perdere la faccia; Putin dopo avere alimentato un crescente nazionalismo, non può cedere di fronte al vecchio nemico della guerra fredda. Altresì per Mosca è importante guadagnare più territorio possibile alla propria causa. La proposta di una maggiore autonomia per i territori filorussi, in cambio della fine delle ostilità con Kiev e dell’intervento russo, rappresenta la naturale soluzione affinché la tattica russa di espansione sul territorio ucraino possa proseguire, rimandando la decisione finale più avanti nel tempo e con eventuali metodi pacifici. Cosa vieta, infatti, ad una entità che gode di una forte autonomia, di proclamare un referendum sull’annessione alla Russia, sulla base dell’esperienza della Crimea? Putin ha costruito da tempo  la tattica attuale con cui porta avanti la questione per arrivare poi ad una soluzione che abbia tutti gli aspetti della legalità. Anche le accuse di Putin al governo di Kiev per di non volersi impegnare in un dialogo politico per mantenere un atteggiamento troppo rigido, sembrano funzionali alla preparazione di scusanti future per giustificare ulteriori infrazioni al diritto internazionale. Insieme alla partita ucraina, la Russia ora deve giocare quella dei rapporti con l’Alleanza Atlantica, sempre più incombente contro i piani del Cremlino.  Fonti governative di Mosca hanno fatto filtrare la necessità di una revisione della dottrina militare russa, che sappia tenere conto dei nuovi sviluppi globali: il rafforzamento della presenza dell’Alleanza Atlantica sui propri confini, la situazione mediorientale ed anche le varie questioni che riguardano il sud est asiatico. Certamente la Russia incrementerà la propria presenza militare in diverse zone nevralgiche del pianeta, su posizioni che non saranno sicuramente concilianti con quelle statunitensi. Si tratta, per Washington, di minacce di non poco conto, che rischiano di vedere intralciato il già difficile lavoro per la gestione delle crisi mondiali. La Russia potrebbe inserirsi nell’alleanza, che attualmente non sta attraversando un buon momento, tra gli USA e le monarchie del Golfo, potrebbe influenzare la politica di Assad in maniera ancora più determinate e potrebbe giocare un ruolo di fiancheggiamento alla Cina nelle dispute sul sud est asiatico. La ritorsione di Putin sarebbe una sorta di sanzione politica, in risposta alle sanzioni economiche imposte a Mosca ed a quella che considera come una invasione al proprio spazio vitale nella questione ucraina. Il risultato, per gli equilibri mondiali, è un aggravamento praticamente certo, perché le premesse indicano che la collaborazione tra Alleanza Atlantica e Russia è destinata ad incrinarsi pericolosamente, facendo nascere nuovi potenziali contrasti sul fronte della politica estera, con il risultato riflesso di bloccare in modo definitivo l’attività delle Nazioni Unite per la costante opposizione della Russia nella sede del Consiglio di sicurezza, per contrastare ogni proposta americana. Quello a cui potremmo assistere sarà una riedizione della guerra fredda, ma in un contesto non più bipolare ma multipolare, dove le tensioni eventuali non potranno essere ricondotte soltanto a due soggetti, ma dovranno tenere conto degli ulteriori interpreti che parteciperanno alla questione emergente. Se per gli USA questa sarà una fonte di complicazioni di non poco conto, sulla capacità della Russia di riuscire a gestire questo ruolo di grande potenza è lecito nutrire molti dubbi. Mosca non può contare su di una rete di alleati paragonabile a quella di Washington, ma è legata in modo stretto soltanto a ciò che è rimasto dell’ex impero sovietico, mentre su di un piano più ampio può contare soltanto su alleanze strategiche, di natura economica, spesso in funzione dell’egemonia americana, ma destinate a non essere così durature in presenza di novità internazionali tali da generare nuovi scenari. La dimensione attuale della Russia è di una grande potenza regionale, che fuori dai propri confini può giocare un ruolo certamente al di sotto delle potenze globali USA e Cina, ma al di sopra delle medie potenze mondiali, soprattutto per il suo arsenale nucleare. Per contro il tessuto industriale della Russia è ancora arretrato e la ricchezza del paese si basa su materie prime di notevole importanza strategica, ma che possono subire delle contrazioni commerciali, come si è visto nel caso delle sanzioni. L’impressione è che Putin stia optando per una tattica rischiosa, che lo condanni alla sconfitta ed al conseguente isolamento del paese. Questo fatto è però ancora più inquietante perché potrebbe generare delle spinte non controllabili proprio per l’esagerato nazionalismo, in quest’ottica diventa ancora più importante, da parte dell’occidente, la ricerca di una soluzione politica al massimo condivisa tra le parti.

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