I fatti di Hong Kong riportano alla ribalta il problema dei diritti politici e civili in Cina. L’ex colonia cinese, ceduta a Pechino con la formula: uno stato due sistemi, dove per due sistemi si intendeva due sistemi politici differenti, di cui quello che doveva essere vigente ad Hong Kong, prevedeva la scelta democratica dei rappresentanti del popolo, sembra essere rinnegata dal vertice della Repubblica Popolare Cinese. Il partito comunista, massimo ed unico, gestore del potere in Cina, non può ammettere una lacuna nel proprio sistema, come è, di fatto, quella rappresentata dalla ex colonia. La volontà di riportare senza gradualità il sistema politica di Hong Kong all’interno dell’alveo del consueto sistema di governo vigente in Cina, denuncia che la percezione delle autorità di Pechino è quella di evitare derive democratiche. Le autorità cinesi, con la negazione di quanto concordato con la Gran Bretagna a seguito della cessione del territorio della ex colonia alla madre patria, perseguono due obiettivi fondamentali per la stabilità e la sopravvivenza stessa del proprio regime, che si fonda sulla assoluta negazione dei diritti politici. Il primo obiettivo è quello di fare rientrare nella condotta dello stato la popolazione di Hong Kong per esercitare il dovuto controllo. La resistenza dei cittadini della ex colonia pare meno facile da addomesticare attraverso la diffusione di un consumismo che è già ben oltre quello della media cinese. Tuttavia Pechino non può esagerare troppo con la repressione come ha già fatto in occasioni simili entro i confini naturali dello stato. L’impressione è che si ci troverà davanti ad una prova di forza da una parte e dall’altra destinata ad un successo finale che Pechino potrebbe pagare a caro prezzo sul piano internazionale. D’altro canto il Partito Comunista Cinese, e questo costituisce il secondo obiettivo della negazione degli accordi per il rientro di Hong Kong, non può tollerare una contestazione così aperta, che potrebbe degenerare nei maggiori centri del paese, dove la presa di coscienza della mancanza dei diritti si fa sempre più pressante; permettere una elezione libera in una porzione del paese, certo ben delimitata e distante dalle problematiche della nazione, può innescare una reazione a catena capace di mettere in crisi il sistema di produzione cinese, che costituisce la vera forza della Cina. Non si tratta soltanto di impedire la libera scelta di chi dovrebbe gestire il potere, seppure in accordo con le autorità di Pechino, si tratta, soprattutto, di impedire che le rivendicazioni sociali e civili trovino un fondamento giuridico all’interno del sistema politico cinese. L’argomento non è di poco conto ed è stato ben compreso dalle autorità di Pechino, che potrebbero gestire tranquillamente la situazione di Hong Kong, se non corressero il rischio di un allargamento delle rivendicazioni, proprio sulla base delle libertà che si vogliono negare alla ex colonia britannica. Quello che si rischia di innescare è però un confronto di portata enorme in un paese sempre alle prese con l’eccessiva burocrazia e la sempre più diffusa corruzione. Nonostante gli sforzi del nuovo governo cinese, il tasso di diseguaglianza resta sempre troppo elevato e lo scontento sociale, malgrado le smentite di rito, costituisce un fattore di potenziale instabilità all’interno del sistema. Quella di Hong Kong rappresenta la maggiore sfida per la democrazia da venticinque anni sul territorio cinese e trova Pechino ancora ferma sui sistemi di repressione già usati anni prima, nessuna evoluzione è stata compiuta dall’autorità cinesi in termini di confronto politico. Questi fatti mettono anche a rischio il rapporto con Taiwan che pareva avviato ad una ripresa del dialogo: le manifestazioni nell’isola di fronte alla Cina, dicono chiaramente che ogni dialogo non ha i presupposti per essere intrapreso. Sarà ora interessante vedere quali saranno le reazioni della scena internazionale, se dall’occidente sono attese condanne (sempre che non vadano a rovinare i rapporti di interesse con Pechino), interessante sarà seguire come paesi come la Russia si esprimeranno sull’accaduto, con il possibile rinforzo delle relazioni esistenti.
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