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martedì 11 novembre 2014
Le incognite dell'evoluzione ucraina
La situazione ucraina è vicina a diventare sempre più pericolosa, con la concreta possibilità che si verifichi uno scontro militare. Malgrado i tanti incontri, la Russia non desiste dal suo proposito di aiutare i separatisti delle regioni orientali e starebbe inviando aiuti e uomini senza insegne, ma di chiara provenienza dalle forze armate di Mosca. I combattimenti hanno registrato una intensificazione, soprattutto dopo le elezioni tenute dai separatisti e non riconosciute da Kiev. L’Ucraina non vuole perdere i suoi territori orientali ed ha scelto una via repressiva, che non pare essersi rivelata una buona scelta. Non si comprende questo accanimento, anche se le ragioni in base al diritto internazionale sono per Kiev, che pare essere suggerito da qualche altro attore. La Russia, malgrado gli effetti devastanti delle sanzioni, continua il suo appoggio non ufficiale ai ribelli. Quello che appare è uno sbaglio comune delle due parti, che, da un lato, si sono incontrate su varie materie, dall’altro rifiutano ogni atto pratico per porre fine alle ostilità e cercare un accordo negoziato. Altri paesi potrebbero suggerire all’Ucraina di portare avanti la sua azione non conciliante, per provocare una reazione russa in modo da inasprire ulteriormente le sanzioni e iniziare ad erodere il consenso a Putin; in effetti la situazione economica e sociale, che si è determinata dalle sanzioni potrebbe fare pensare ad una diminuzione del consenso verso Putin, tale da indebolirlo. Contro questa tesi vi sono, però, alcuni elementi che sembrano contrastare con questa lettura: il Cremlino ha in mano saldamente tutti i mezzi di informazione, il pensiero dei russi verso lo status dell’Ucraina coincide con quello di Putin ed anche voci importanti, come quella di Gorbaciov, sostengono che la questione è stata affrontata dall’occidente in maniera assolutamente contraria ai sentimenti russi. L’accanimento ucraino dovrebbe essere , invece, stemperato, con una soluzione alla finlandese, che possa prevedere una adesione di Kiev alla UE, seppure studiata in forma del tutto particolare per la peculiarità della posizione geopolitica del paese ucraino, capace di convivere con un rapporto privilegiato con Mosca. Questa soluzione non è però possibile senza un accordo con l’argomento del cessate il fuoco come elemento centrale, quelli che si affrontano sembrano essere due parti sempre più intransigenti incapaci di arrivare ad una soluzione condivisa, con un contorno di attori che probabilmente spinge verso soluzioni contrarie per interessi specifici. Le colonne che arrivano dalla Russia e che satelliti spia sono in grado di individuare non aiutano certo qualsivoglia processo di pace, ma neppure l’atteggiamento americano, che non mostra di comprendere alcuna ragione di Mosca; su questo versante, poi, la situazione non potrà che peggiorare con la maggioranza del congresso ai repubblicani, ai quali Putin e la voglia di ritornare ad essere una super potenza della Russia, non è certo gradita. Occorre sperare che Obama riesca a mantenere la condotta americana concentrata sulle sanzioni come strumento di pressione, senza permettere degenerazioni peggiori e molto pericolose, come aiuti concreti in armi e uomini all’Ucraina, anche sulla spinta dei membri dell’Europa orientale dell’Alleanza Atlantica. In tutta questa evoluzione ancora una volta la UE sembra avere un aspetto marginale, la nuova responsabile della politica estera, ha esortato la Russia a non fornire aiuti ai ribelli ed a non permettere movimenti di milizie paramilitari dai suoi territori. Resta chiaro che occorre ben altro, una azione più strutturata, se Bruxelles vuole entrare come parte attiva in eventuali trattative, senza essere succube di Washington. Dall’Europa si attende una risposta articolata capace di creare le condizioni per portare la pace in un conflitto che ha già prodotto più di 4.000 vittime.
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