Blog di discussione su problemi di relazioni e politica internazionale; un osservatorio per capire la direzione del mondo. Blog for discussion on problems of relations and international politics; an observatory to understand the direction of the world.
Politica Internazionale
Cerca nel blog
martedì 2 dicembre 2014
Iraq e curdi raggiungono un accordo sul petrolio
L’accordo raggiunto tra il governo irakeno e la regione autonoma del Kurdistan sulla questione delle esportazioni petrolifere, assume un particolare significato nel quadro della lotta contro lo stato islamico. Sebbene le due parti hanno continuato la loro collaborazione sul terreno militare, sono state diverse le ragioni che hanno contribuito ad una collaborazione maggiormente distesa. Tra queste, la più importante e tutt’ora irrisolta riguarda l’aspetto dell’autonomia della regione, che i dirigenti del Kurdistan vorrebbero ampliare in vera e propria sovranità statale indipendente. Tuttavia l’urgenza della lotta contro il califfato ha fatto passare in secondo piano, almeno nel breve periodo, la questione, ma non ha affatto attenuato la disputa sulle esportazioni del greggio, che la legge che sancisce l’autonomia del Kurdistan irakeno nel quadro dello stato di Bagdad, garantisce in parte al popolo curdo. La disponibilità della gestione delle esportazioni di petrolio risulta essenziale come fonte di finanziamento contro le forze dello stato islamico, che possono godere di una ampia varietà di sostentamenti economici. L’accordo firmato nella capitale irakena dal capo del governo del paese, Haidar al-Abadi, con Nechirvan Barzani, primo ministro curdo, prevede, dall’inizio del 2015, il trasferimento dal Kurdistan al governo centrale di 250.000 barili al giorno, a cui vanno aggiunti 300.000 barili dalla provincia contesa di Kirkuk. Il trasferimento del greggio avverrà attraverso gli oleodotti curdi, ma sotto il controllo della compagnia petrolifera della federazione irakena. Ai curdi, in contropartita, sarà sbloccata la parte del bilancio dello stato federale dedicata al Kurdistan, bloccata da tempo in attesa della risoluzione della controversia ed inoltre sarà dedicata una apposita voce del bilancio federale ai combattenti peshmerga, che costituiscono le forze armate curde e che si sono più volte distinte in battaglia contro il califfato, impedendone l’allargamento verso le zone di estrazione del petrolio. Nella situazione attuale lo stanziamento di un capitolo di spesa per i combattenti curdi è funzionale alla riuscita della guerra contro gli integralisti islamici ed è stata senz’altro sostenuta positivamente anche dagli americani, che, sul terreno, hanno finora potuto fare affidamento in modo completo soltanto sulla preparazione dei peshmerga. Non è azzardato affermare che senza l’impegno dei curdi negli scontri di terra, anche l’appoggio aereo dell’aviazione statunitense non sarebbe stato sufficiente contro il califfato, che avrebbe potuto allargare in modo considerevole i territori sotto la sua influenza. Allo stesso tempo l’apporto finanziario garantito dal petrolio curdo, permette alle forze regolari irakene di completare la propria riorganizzazione, che sta avvenendo grazie all’addestramento USA, al riarmo ed alla collaborazione delle tribù sunnite che rifiutano la rigida applicazione della sharia. Certamente questo accordo non risolve la disputa tra irakeni e curdi dell’Iraq, ma fissa un punto di partenza per una risoluzione pacifica della controversia, rimandata a quando lo Stato islamico sarà sconfitto. Se ciò avverrà anche la collaborazione militare potrà essere un fattore ulteriore per facilitare le trattative, anche se l’Iraq, pur assicurando una grande autonomia ai curdi, resta fermo su di un assetto federale dello stato. Sicuramente sarà importante il parere degli Stati Uniti, formalmente vicini a Bagdad, ai quali, inesorabilmente, i curdi presenteranno il conto per l’aiuto fornito, contro Saddam Hussein prima e contro lo Stato islamico dopo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento