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giovedì 29 gennaio 2015
Kim Jong-un visiterà ufficialmente Mosca
La prima visita in assoluto in un paese estero per il leader della Corea del Nord, Kim Jong-un appare come un fatto nuovo nel panorama delle relazioni internazionali. Fonti ufficiali della Russia, la nazione in cui si recherà il capo dello stato di Pyongyang, confermano l’accoglimento dell’invito esteso al leader nordcoreano per la partecipazione alle celebrazioni del settantesimo anniversario della sconfitta del nazismo, che si terrà a Mosca. Quali implicazioni da ambo le parti si nascondono dietro questa visita, che arriva inattesa. Per la Corea del Nord può rappresentare il tentativo di uscire dall’isolamento in cui si è rifugiata la dittatura di Pyongyang, per la necessità di avere un nuovo interlocutore internazionale, dopo che i rapporti con Pechino si sono logorati per le questioni relative allo sviluppo degli armamenti nucleari, portati avanti da Kim Jong-un: un nuovo partner internazionale, scelto tra gli avversari degli USA è sicuramente una scelta indicativa. Ma oltre le ragioni diplomatiche vi sono anche quelle economiche: la Russia è impegnata nella costruzione di infrastrutture nel paese nordcoreano, come ferrovie e gasdotti ed intende aumentare la collaborazione con Pyongyang, che viene identificato come un partner potenzialmente in crescita e che offre opportunità economiche sul fronte del basso costo del lavoro. Certamente le sanzioni verso Mosca costringono la Russia a cercare di allargare il più possibile il proprio campo di azione, ma le ragioni di un avvicinamento così significativo con la dittatura di Pyongyang appaiono più di ordine politico internazionale. Il Cremlino, con un possibile legame diplomatico con la Corea del Nord, potrebbe arrivare a mettere le sue navi all’interno delle rotte del sud est asiatico, ritenute ormai essenziali per i commerci internazionali ed entrare in maniera diretta nella contesa che sembrava destinata ad essere una questione a due tra USA e Cina. I pesanti contrasti tra Pyongyang e Washington possono essere sfruttati da Mosca in una panoramica più ampia che coinvolga anche le implicazioni della questione ucraina. Putin potrebbe estendere i suoi motivi di attrito con Obama coinvolgendo la Corea del Nord; questa tattica potrebbe portare una forte alterazione di equilibri decisamente instabili tra Russia ed occidente. Tuttavia il Cremlino, se entrasse o pensasse di entrare in questa logica, non dovrebbe sottovalutare le difficoltà di un rapporto internazionale con la Corea del Nord, che appare governata da un apparato sempre più imprevedibile, tanto che l’unico alleato su cui può contare Pyongyang, la Cina, ha allentato di molto i rapporti con il difficile vicino. Deve essere messa anche in conto una reazione di Pechino ed un eventuale avvicinamento dei due stati, che hanno diradato i rapporti con la fine dell’Unione Sovietica; la Cina considera la zona del Mar Giallo di sua esclusiva competenza e proprio su questa ragione si fondano le ostilità con gli Stati Uniti; avere un altro grande soggetto internazionale ai suoi confini potrebbe non essere gradito, a meno che la Russia abbia avuto un consenso, anche non ufficiale, dai dirigenti di Pechino in una ottica anti americana. Questa ipotesi potrebbe lasciare intendere il coinvolgimento, consapevole o no, della stessa Corea del Nord in una tacita alleanza per alterare gli equilibri regionali, grazie ad un uso spregiudicato dei rapporti internazionali. Il contraccolpo dell’immagine, cioè quello di ricevere un esponente di una delle dittature più dure del mondo, non sembra preoccupare Putin, che si esporrà senz’altro a critiche pesanti dai paesi occidentali, elemento che non farà che rinforzare la percezione di democrazia alterata come forma di governo presente in Russia.
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