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lunedì 2 febbraio 2015
Conflitto ucraino: le due parti potrebbero mobilitare nuove truppe
Il fallimento delle trattative a Minsk, tra autorità ucraine e rappresentanti dei ribelli filo-russi, unito all’aumento della tensione tra le due parti, per i recenti episodi di violenza, aggrava il quadro complessivo della vicenda, a cui devono aggiungersi gli sviluppi internazionali, che riguardano i progetti degli Stati Uniti. Per prima cosa, le due parti intendono fare ricorso ad una mobilitazione di uomini da coinvolgere nel conflitto, per aumentare la rispettiva forza militare. I ribelli hanno annunciato l’intenzione di arruolare entro le proprie fila, almeno 100.000 uomini, per estendere l’offensiva militare alle parti del territorio delle regioni di Donetsk e Lugansk, che sono ancora sotto il controllo delle armate di Kiev. Il principale obiettivo sarebbe la città di Debaltseve, che detiene una infrastruttura il cui controllo è giudicato essenziale dal comando dei ribelli: il nodo ferroviario che collega i centri nevralgici delle forze filo-russe, le città di Donetsk e Lugansk. In questa zona i combattimenti hanno assunto particolare violenza nelle recenti settimane. Secondo alcuni analisti di Kiev la decisione potrebbe significare che i ribelli non hanno truppe a sufficienza per conseguire i loro obiettivi e cercherebbero di alzare il livello dello scontro con una maggiore presenza di effettivi sul terreno, resta da vedere quale sarà l’armamento con il quale saranno equipaggiati questi rinforzi. Una soluzione potrebbe essere un maggiore impegno russo nella fornitura di materiale ai ribelli; questa ipotesi sarebbe alla base della decisione di Obama di fornire all’esercito regolare di Kiev, attrezzatura definita letale e quindi non più materiale logistico o medico, ma vere e propri armamenti, anche sofisticati e non soltanto convenzionali, dedicati ad innalzare il livello qualitativo della risposta bellica ucraina. Lo stanziamento potrebbe arrivare fino alla somma di tre miliardi di dollari e renderebbe Washington un soggetto internazionale coinvolto direttamente nel conflitto. Questa implicazione potrebbe aprire scenari futuri molto delicati nello scenario internazionale. In primo luogo la Russia sarebbe giustificata a partecipare in modo altrettanto ufficiale nel conflitto, con la motivazione della minaccia delle proprie frontiere. La capacità di mobilitazione dell’esercito di Mosca, per un eventuale appoggio ai ribelli filo-russi consentirebbe una entrata piuttosto veloce nel territorio oggetto dei combattimenti. Prima di arrivare a questo passo, senz’altro contemplato da Putin, il Cremlino può fornire altrettanto, se non maggiore, rifornimento di armi, abbandonando ogni remora e cautela. Ma gli USA prima di compiere questo passo dovrebbero valutare attentamente le posizioni degli alleati occidentali, che non sono certamente così ferme come quelle della Casa Bianca. L’allineamento alle posizioni della NATO è stato accettato finora in modo tutt’altro che entusiastico, soprattutto per la riduzione dei volumi d’affari che i paesi occidentali hanno subito per l’applicazione delle sanzioni. Deve essere specificato che l’impegno ad una risoluzione diplomatica della crisi, fatta eccezione per la Germania, è fino ad ora mancato in favore di un appiattimento della linea dettata dagli USA. Sul piano militare la risposta che Kiev intende dare alla mobilitazione dei ribelli, consiste in una altrettanto numerosa chiamata alle armi; si parla di 50.000 unità, che sarebbero senz’altro meglio equipaggiate di quelle dei ribelli. Il timore di una avanzata così massiccia delle truppe ucraine è il coinvolgimento dei civili di Donetsk, in eventuali rappresaglie, giacché la maggioranza della popolazione ha sempre espresso il proprio favore alla soluzione indipendentista da Kiev e vicina a quella che è considerata la madrepatria: la Russia.
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