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Politica Internazionale
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martedì 3 febbraio 2015
Il caso greco come opportunità
Quella che doveva essere una concessione politica al nuovo governo greco, da parte della Commissione europea, la sostituzione della troika, incontra l’opposizione tedesca; tuttavia l’atteggiamento tedesco appare più di facciata, in realtà a Berlino si sarebbero resi conto che un mantenimento delle posizioni del rigore ad oltranza potrebbe portare ad una spaccatura dei membri dell’euro, che sarebbe, poi difficile da ricomporre. Anche perché vi è già una profonda divisione nell’Unione Europea, circa la condotta da tenere nei confronti di Atene. Roma e Parigi sono dalla parte della Grecia e questa posizione è funzionale ad incrinare l’egemonia tedesca, che ha provocato il rigore eccessivo, mentre paesi che hanno già sostenuto pesanti sacrifici e stanno per uscire dalla crisi, come il Portogallo e l’Irlanda sono per una linea più intransigente. La Germania si oppone al meccanismo della troika, perché lo ritiene un sistema già collaudato, tuttavia la Commissione presieduta da Juncker propende per una soluzione maggiormente politica, che sia dotata di una propria legittimità democratica in grado di presentare le soluzione pensate come il risultato di un processo politico anziché di meri calcoli finanziari. La Commissione punta tutto su questa soluzione tanto da ricercare l’unanimità dei membri; la ragione è quella di potere presentare l’istituzione europea sotto una nuova luce con obiettivi ben aldilà del contingente problema greco, l’intenzione, infatti, è quella di fornire un buon argomento per superare lo scetticismo sempre più dilagante verso l'istituzione europea. Anche da oltre Atlantico arrivano segnali in favore di misure che possano consentire alla Grecia di superare gli attuali problemi finanziari e che possano poi consentire minori vincoli di bilancio anche per gli altri stati europei. Per Washington si tratta di una battaglia su di un doppio fronte : da una parte la necessità di fare ripartire l’economia mondiale come fattore di ulteriore crescita anche per gli stessi USA mentre dall’altra parte si entra nell’ambito delle ragioni geopolitiche. La notizia, poi smentita dallo stesso governo greco, che Atene avrebbe accettato gli aiuti della Russia, ha agitato la Casa Bianca, che non può permettersi di avere un lato scoperto proprio da quella parte dopo che la Turchia ha allentato i legami con gli USA, per perseguire una propria via internazionale sulla strada di reimpostare la propria influenza sull’area corrispondente all’antico impero ottomano. Ciò comporta una maggiore attenzione verso Atene in un momento in cui i rapporti con la Russia sono molto tesi per la guerra ucraina. Gli USA devono garantire tutto il loro appoggio al nuovo governo greco, che ha anche molti punti in sintonia con Obama, per non perdere un alleato prezioso grazie alla propria posizione geografica. I messaggi in favore del nuovo esecutivo della Grecia, provenienti da Washington, devono essere quindi letti in questi due sensi, quello economico, guardato però con una visuale più ampia e quello relativo alla politica internazionale. Il clima generale che si è creato intorno al caso greco, seppure con evidenti problematiche da risolvere, è tutto sommato positivo; sebbene anche per ragioni differenti, si coglie la necessità di prendere spunto dalla nuova situazione politica maturata in Grecia per modificare gli assetti, soprattutto politici, che hanno fino ad ora dettato le misure economiche che hanno governato l’Europa. La necessità di creare nuovi processi politici ed ottenere il massimo coinvolgimento delle periferie, intese come governi statali, per farli diventare protagonisti del processo decisionale è ormai ritenuta un fattore essenziale per eliminare la percezione delle decisioni calate dall’alto; questo aspetto vale tanto per i paesi mediterranei ma anche per quelli nel nord, dove si colgono altrettanti segnali di disagio verso l’istituzione centrale di Bruxelles, che devono essere appianati in vista del necessario percorso verso l’unificazione politica in maniera da creare un soggetto internazionale importante ed unito, che possa portare avanti le istanze dei popoli europei e non solo degli istituti finanziari.
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